Venghino signori, venghino, anticipi per tutti al 40%!
di Marco FrisoniSgombriamo il campo da equivoci, anche per doverosa onestà intellettuale e per migliore comprensione delle considerazioni che seguono; la drammatica crisi epidemiologica che ha ammantato l’Italia (e, per la verità, il mondo intero) non era evidentemente prevedibile e, di conseguenza, qualunque Governo in carica si sarebbe trovato in notevole difficoltà a controbattere le disastrose conseguenze che ne stanno derivando e, in questa fase, soprattutto sul piano economico e della tenuta dei livelli occupazionali (temporaneamente preservati dal generale divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo introdotto inizialmente dal Decreto Cura Italia e confermato, con dilatamento della vigenza temporale, dal successivo Decreto Rilancio).
Dunque, non dovrebbe sorprendere un certo tasso di confusione nel vorticoso propagarsi dei provvedimenti, di varia natura e differente rango, via via approntati, non sempre in maniera omogenea e coerente, per consentire, per la parte di nostra competenza, a datori di lavoro, lavoratrici e lavoratori di superare in maniera decorosa quanto meno la prima fase emergenziale e favorire, in seguito, un progressivo ritorno alla normalità (che, per la verità, appare ancora piuttosto lontano, prospetticamente ragionando).
Vi è, tuttavia, da osservare che, rispetto ad alcune tematiche di vitale importanza, si è assistito ad alcuni avvenimenti a dir poco sconcertanti e, forse, la gestione delle integrazioni salariali rappresenta il punto di non ritorno di una diabolica combinazione di ingredienti perniciosi, quali normative inadatte e/o obsolete in uno con l’ineluttabile pece della burocrazia, che, quasi ontologicamente, affligge il nostro Paese.
In effetti, si sono evidenziate fortissime polemiche, non solo politiche, per i gravissimi ritardi con i quali l’Inps ha provveduto (ovvero non ha ancora proceduto) al pagamento diretto delle integrazioni salariali (ordinarie e/o in deroga) a favore dei lavoratori che, senza colpa alcuna (accomunati, in questo, con i datori di lavoro, ma senza gaudio alcuno), per via delle limitazioni che hanno disposto la generale sospensione delle attività lavorative, si sono trovati improvvisamente sprovvisti di sostentamento retributivo e in trepidante (e perenne) attesa di ricevere quanto dovuto (già di importo inferiore alla retribuzione ordinaria) a titolo di integrazione salariale, con ritardi che, ancora oggi, coinvolgono periodi riconducibili a trattamenti riguardanti periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 (!!).
Le responsabilità di una simile inaccettabile situazione sono evidentemente frutto di scelte legislative opinabili (era meglio, come riconosciuto a posteriori, approntare un unico ammortizzatore sociale per tutti i prestatori di lavoro coinvolti), normative già di per sé farraginose in tempi ordinari e, soprattutto, orpelli burocratici inossidabili, che stridono con la fase emergenziale in essere e che nemmeno una catastrofe sanitaria che passerà alla storia sembra potere abbattere.
E allora ecco, in ordine sparso che:
- il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Giuseppe Conte, afferma che le integrazioni salariali saranno onorate entro il 15 aprile 2020 (forse si intendeva il 2021), come, in larga parte, non è avvenuto;
- il Presidente dell’Inps, Prof. Pasquale Tridico, dichiara che tutto è regolare, di avere sommerso di denaro gli italiani, che i datori di lavoro abusano della cassa integrazione in quanto pigri, oltre a un ulteriore campionario di amenità che non staremo a ripetere;
- premiati funzionari Inps che, naturalmente, attribuiscono le colpe dei ritardi di pagamento a datori di lavoro e loro consulenti, che tarderebbero a inviare i flussi telematici necessari per provvedere in proposito.
Come è tradizione italica, nessuna autocritica o assunzione di responsabilità, in quanto è sempre (preferibilmente) colpa altrui….
E, allora, quale geniale metodo è stato ideato per risolvere il problema dei tardivi pagamenti delle integrazioni salariali?
Semplice, il D.L. 34/2020 (il Decreto fantasma di aprile, poi divenuto Rilancio, in una parabola quasi evangelica) e il D.L. 52/2020 (innominato, emerso nel corso dei pittoreschi stati generali tenutisi a Roma, nella faraonica cornice di Villa Pamphili) hanno istituito il diabolico meccanismo dell’anticipo al 40% del trattamento di integrazione salariale teoricamente spettante al lavoratore, con enfatici annunci su tutti gli organi di stampa generalisti, sui quali si leggeva: “problema risolto, da oggi l’Inps anticipa a tutti il 40 percento della cassa integrazione!!”.
Tutto risolto per il meglio dunque?
Si potrebbe dire esattamente il contrario e, sempre in ossequio al costume nostrano, gli stessi organi di stampa (e gli esponenti dell’attuale Esecutivo) ben si sono guardati dal precisare che:
- l’anticipo al 40% non riguardava, ovviamente, le pregresse integrazioni salariali non ancora corrisposte, in quanto opera per il futuro;
- non si tratta di un automatismo, in quanto il datore di lavoro dovrà optare per tale richiesta all’atto della domanda telematica di integrazione salariale;
- solo datori di lavoro autolesionisti si cimenteranno in una simile impresa, poiché la richiesta in parola comporterebbe, sempre in rigoroso ordine sparso: l’appesantimento dei contenuti delle istanze telematiche destinate all’Inps, già di per sé tutt’altro che semplici, una folle corsa a ostacoli basata su scadenze di presentazione ridotte e inesplicabili, il rischio di recupero (incredibile) nei propri riguardi della quota di anticipo (calcolata sulle ore teoriche previsionali richieste) eccedente l’importo effettivamente spettante al lavoratore e che si desume a consuntivo, a fronte del non infrequente minore utilizzo dell’ammortizzatore sociale.
Insomma, sembra di essere tornati indietro di moltissimi anni, quando, nei Paesi di provincia, si ascoltava il motto dei venditori itineranti che, al grido di “venghino signori, venghino!!” promettevano mirabilie in vendita che poi, all’atto pratico, camuffavano il nulla o poco più!!
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14 Luglio 2020 a 11:01
Stimatissimo Collega,
( a proposito di ” venghino signori …) sabato ho fatto un giretto al mercato su una bancarella vendevano calze ed altro, guardo i cartellini dei prezzi e, riguardo alle calze, noto un’offerta CITO: 1 paio di calzini 3 €, 3 paia 10 €.
Non capisco e dico al venditore: scusi ma c’è qualcosa che non va e lui: certamente ma vede lei mi sta parlando, chiedendo chiarimenti quindi il mio scopo ( attirare l’attenzione e magari vendere qualcosa) è raggiunto.
Complimenti al venditore, poi ho pensato all’anticipo del 40% bhè ho notato una certa similitudine la vedete anche voi?
L’effetto mediatico ( rivolto ai lavoratori/aziende) che non conoscono i dettagli e le insidie dell’anticipo ( 3 calzini a 10 €) è quello di tentare di far passare per buona ( non certamente agli operatori del settore, leggi CDL) una cosa certamente non appetibile ma di sicuro impatto ……. ” elettorale”
Riflessione personalissima: vuoi vedere che il Presidente non è stato a villa Pamphili ma è andato al mercato?
Un carissimo saluto e buon lavoro
Oscar Piero CdL