Il valore di un no
di Elena ValcarenghiVi capita mai di pensare ai tempi andati? Quelli in cui le responsabilità erano di altri e a noi era concesso sbagliare perché in fase di apprendimento?
Credo di essere una nostalgica, perché mi capita spesso; non perché rimpianga il passato, quanto piuttosto sono alla ricerca degli insegnamenti di allora che mi possano aiutare a trovare soluzioni oggi. Da qualche tempo mi insegue il ricordo di quando i miei genitori mi spiegavano (o almeno ci provavano, dato il caratterino) la funzione educativa e formativa dei loro no, che non implicavano necessariamente disapprovazione. La strada non è sempre in discesa, quindi bisogna allenarsi anche ad affrontare le salite. Questo mi dicevano e allora, forse, non riuscivo a comprendere a pieno il significato delle loro parole e del loro esempio, ma la vita mi ha aiutata a svelarne il senso.
Il momento che stiamo vivendo, considerato quale professione svolgiamo, credo abbia chiesto a tutti uno sforzo importante, adatto alla situazione emergenziale in atto, ma talvolta oltre le proprie possibilità. Immagino che ognuno di noi abbia avuto modo di sperimentare la propria capacità di adeguamento e sacrificio e mi auguro anche che abbiate potuto raccoglierne i frutti, almeno a livello personale. Considero gratificante l’aver potuto “fare”, in un momento in cui tutto sembrava sospeso e surreale. Mi sono sentita utile nel mio piccolo, mi è sembrato di essere parte attiva, so di aver tranquillizzato e supportato i miei clienti e con loro i lavoratori, insomma, ho fatto la mia parte come per me doveroso non solo per ragioni contrattuali, ma anche per senso civico e ciò mi appaga, unitamente alla constatazione di aver potuto contare sulle competenze e il sostegno del mio gruppo di lavoro.
Ora, però, qualcosa non mi quadra ed è per questo che torno con la memoria al passato, alla ricerca di chiarezza. Sono stanca, non arresa, ma fiaccata da mesi deliranti nei quali, con scarso sostegno concreto a livello istituzionale, mi sono dovuta difendere (e con me i miei cari e i miei collaboratori) da un pericolo tremendo e invisibile, la cui incombente presenza era scandita dall’incessante suono delle sirene nel silenzio di luoghi svuotati. Ora che i rumori di fondo della città son tornati, che le sirene riposano e le mascherine si trovano insieme ai disinfettanti, dovrei essere più serena, ma non è così, almeno non fino in fondo. Credo purtroppo che, oltre al virus, peraltro non sconfitto, vi sia altro che ha richiesto e richiede attenzione.
L’innegabile straordinarietà della situazione ha determinato, come ovvio, provvedimenti dedicati e speciali, dei quali però siamo tutti anche vittime. Che un sistema non perfetto scricchioli sotto il peso delle sollecitazioni è purtroppo normale, che i singoli siano chiamati a farsi carico dei problemi non risolti da chi è tenuto a farlo, forse, no. Mi chiedo, perciò, se non sia arrivato il momento di dire qualche no, nella medesima direzione costruttiva di quelli che hanno aiutato me a crescere.
No al caos normativo senza tregua, no alle istruzioni parziali, confuse, tardive e discutibili, no a un sistema che, anziché essere al servizio dei cittadini, li costringe a rincorrere soluzioni creative, no alla pretesa di immediata disponibilità per sanare i ritardi altrui, no alle promesse illusorie, no agli errori non riconosciuti, no alla necessità di spiegare il non senso, no al sensazionalismo, no al vuoto di mancate risposte. Insomma, no a tutto ciò che nei fatti si è dimostrato improduttivo, incluse le lamentele inutili, anche mie.
È un no protettivo e di confronto, non meramente oppositivo, un no alla ricerca di risposte ferme, di un percorso di valori, di senso della responsabilità e della realtà. Un no alla mediocrità, per recuperare quelle indubbie capacità che la pandemia ha comunque svelato ed esaltato e con le quali si può far meglio, se disposti a mettersi in discussione, perché non si riduca tutto a una questione meramente economica, per quanto importante, o di ricerca di consenso. Un no per ribadire che siamo strumenti e dobbiamo impegnarci, ma siamo persone e abbiamo dei limiti, tutti quanti, non divisi per categorie. Un no per ricordare che la conoscenza non è patrimonio solo di alcuni e che le idee non sono in sé un pericolo solo perché di altri. Un no alle contrapposizioni inutili che tolgono tempo prezioso alla ricerca di soluzioni concrete. Un no per poter infine dire sì, ce l’abbiamo fatta, insieme e bene.
Consentitemi un pensiero a chi non c’è più, il no è anche per voi, e un grazie a tutti quelli che hanno fatto, in qualunque modo.
Aliud est facere, aliud est dicere.
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30 Luglio 2020 a 9:10
mi sono riconosciuta, mi sono commossa, Manuela
30 Luglio 2020 a 11:11
grazie, le sensazioni non sono meno importanti delle competenze e penso sia bello poter condividere. buona giornata
30 Luglio 2020 a 9:43
Condivisibile e apprezzabile il pensiero della collega che ringrazio per aver stimolato una saggia riflessione!
30 Luglio 2020 a 11:13
grazie a te per l’apprezzamento
30 Luglio 2020 a 9:57
grazie per il suo articolo che esprime perfettamente il mio pensiero e penso quello di molti altri. grazie.
30 Luglio 2020 a 11:15
grazie a voi che trasformate un pensiero personale in un senso condiviso
30 Luglio 2020 a 12:15
Grazie Collega,
il nostro ordine ha provato in tutti i modi a dire no,no,no .. ma non è stato ascoltato e sarà cosi anche in futuro…
Troppa arroganza e incompetenza per accettare i suggerimenti che non possono essere capiti !!!
Stamattina il Presidente Fico con aria soddisfatta sosteneva che … ” il Parlamento Italiano lavora molto più degli altri Parlamenti Europei.. ” ed io aggiungo inutilmente e per creare un delirante caos…
Quindi il peggio deve ancora arrivare, quando inizieranno i controlli sulle cig ..
Grazie comunque per la condivisione ..
Sono Bergamasca in terra di Liguria.. quindi non mollo !!!
Iole Carminati
30 Luglio 2020 a 12:59
grazie a te. l’hai già scritto tu, non bisogna mollare. il consenso si trasforma con facilità in dissenso se guardiamo al passato recente. in fondo non conta chi sarà ascoltato, ma cosa sarà fatto e nel frattempo possiamo sollecitare le coscienze a qualche riflessione costruttiva.un saluto dalla terra bresciana
30 Luglio 2020 a 15:42
Ho letto con molta attenzione e condivido in pieno il messaggio. Condivido la sensazione che “qualcosa non vada come dovrebbe andare” in un Paese con le nostre qualità e le nostre risorse. Avremo dovuto affrontare questo imprevisto sicuramente con flessioni e incertezze iniziali ma con una eguale prontezza nel rialzarci e risvegliare quelle competenze che ci hanno sempre contraddistinto nella storia.
Quello che mi rattrista di più e vedere che quelle capacità ci sarebbero ma sono, volutamente o meno, schiacciate in un limbo di cavilli, delibere, manleve, certificazioni, regole non chiare e sicuramente non efficaci. Chi dovrebbe essere al servizio della comunità è invece la principale causa di disagio economico e sociale. E questo non è giusto! Condivido che un no costruttivo sarebbe sicuramente d’aiuto ma un no da dire come? A chi? Non riesco a intravedere un canale adatto a fare arrivare il nostro NO in una sede adatta a far nascere un cambiamento, io vedo solo infangare i nostri numerosi e sentiti No e BASTA in paludi di propaganda e facile oratoria da parte di chi avrebbe invece gli strumenti in mano per costruire fattivamente un cambiamento. Mi dispiace ma non sono ottimista perchè non vedo nessuna istituzione disposta a sacrificare un proprio privilegio per il bene del Paese che ha giurato di amministrare.
30 Luglio 2020 a 16:42
cos’è l’ottimismo? pare che, nel linguaggio comune, sia la disposizione psicologica che induce a scegliere e considerare prevalentemente i lati migliori della realtà, oppure ad attendersi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi. io voglio esserlo, non posso non esserlo. e ne ho ragione, perché nonostante tutto e tutti abbiamo fatto. forse non ci ascolteranno, ma questo non è importante se i risultati arriveranno. faremo fatica? di sicuro. questa è una maratona in salita. forse non possiamo controllare gli alti livelli, ma il nostro sì, quindi i no possiamo iniziare a dirli nel nostro quotidiano. no, non starò sveglia di notte in attesa della pubblicazione di un decreto, ad esempio, oppure no, non sono in grado di farla questa pratica e devo farmi aiutare. oppure approfondire le situazioni così da trovare una soluzione con ciò che c’è. voglio che sia un momento di crescita, non posso lasciare che l’agire di altri mi annulli e così facendo sto dicendo il mio più grande no.