21 Luglio 2020

La tragicommedia della cassa integrazione

di Roberto Lucarini

Parlare di integrazioni salariali e fare osservazioni critiche, in momenti come questo, risulta conforme a uno spot pubblicitario che recita: “ti piace vincere facile!”. Ebbene, io farò lo stesso, tanta è la frustrazione vissuta in questi mesi.

Chi, come il sottoscritto, ha dovuto gestire numerosissimi casi di aziende necessitanti di aiuto, sa bene a cosa è andato incontro: una miriade di provvedimenti normativi; una cascata di interventi amministrativi; una marea di dichiarazioni puntualmente smentite. Insomma, il caos nella sua essenza più pura.

Intendiamoci subito, nessuno ritiene che gestire questa emergenza sia stata una cosa semplice. Purtuttavia era palese, anche a un soggetto non addentro “alle segrete cose” (Cit. Dante), che utilizzare i consueti canali previsti dalla normativa sugli ammortizzatori sociali (D.Lgs. 148/2015) sarebbe stata un’odissea, peraltro senza alcuna sirena ad allietarci col suo canto illusorio. Ed è già andata bene che, magari a seguito di svenimento alla scrivania durante la gestione di una delle tante domande, non sia arrivata la sirena dell’ambulanza.

Già a cose normali, infatti, siamo di fronte a un labirinto normativo, basti pensare ai vari tipi di cassa esistenti (vado per sigle): Cigo, Fis, Cigd (riesumata per l’occasione), Fsba, Fondo Somm., Fondo Bolzano -Alto Adige, oltre a quelli assicurazioni, ferrovie, credito e chissà chi altro). Ciascuno, ovviamente, con propria domanda e sito di riferimento; ciascuna Regione con proprio servizio, cui accreditarsi, e proprie regole. E volete farvi mancare il singolo specifico manuale di istruzioni per l’uso? Un bel pdf con moltissime pagine, ma tutte colorate e talora con dei bei disegnini; di che avete da lamentarvi?

Aggiungiamo un pizzico di assurdità, qualora ce ne fosse stato bisogno, ed ecco arrivare anche la necessità di svolgimento della procedura sindacale, magari solo in parte o forse no. Ma, attenzione, non in presenza perché gli assembramenti sono vietati. E per discutere di cosa? Se il COVID-19 è un evento non evitabile, oppure se fate bene la rotazione dei lavoratori ad azienda chiusa?

Vogliamo parlare, poi, della durata dell’integrazione? 9 settimane, poi 5 in aggiunta e poi altre 4, ma solo dal 1° settembre; anzi no, adesso anche tutte e 18 di fila. Però attenzione a come fate le domande, perché i periodi vanno tenuti separati, o forse no. E contate bene le settimane, perché altrimenti vi giocate l’autorizzazione. E quindi eccoci qui a spezzettare un mese, neanche fosse una cipolla per il soffritto, facendo per una parte la domanda in Regione e per la restante all’Inps (caso Cigd).

Nel frattempo, mentre lavorate a questo pastrocchio, nessuno fiata. Non ci sono chiarimenti, che arrivano adesso a frammenti; e voi state lì a domandarvi perché avete scelto questa professione ovvero perché siete nati in questa benedetta penisola.

Dulcis in fundo, il rimpallo di responsabilità, che in effetti non poteva mancare in questa tragicommedia: Inps contro Regioni; Inps contro consulenti; Regioni contro Inps; consulenti contro Inps e Regioni; tutti contro Fsba. Fantastico; roba che nemmeno nel teatro dell’assurdo!

Magari dimentico anche qualcosa; perdonate, ma le falle sono così tante.

Il problema di fondo, tuttavia, va anche oltre la nostra burocrazia, che è, e resta, a mio modesto avviso, il freno a mano tirato della nostra economia. Il problema di fondo, a ben vedere, sono le disponibilità. Guardiamoci negli occhi e diciamocelo chiaramente: non abbiamo soldi e non sappiamo dove trovarli, almeno nel breve periodo. E senza risorse gli ammortizzatori non funzionano e le buche ce le prendiamo tutte, sballottati come mai prima.

Ci dicevano “andrà tutto bene”. Sinceramente vi dico che non lo so, ma che conosco alla perfezione il periodo che abbiamo vissuto, anche sotto il profilo professionale, e spero tanto che non si ripeta più.

 

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