La settimana finanziaria
di Mediobanca S.p.A.- Gli indicatori economici globali sono coerenti con un’espansione economica stabile rispetto all’anno scorso, a fronte di un modesto aumento delle pressioni inflattive
- Allo stesso tempo, si è ridotto il tasso di sincronizzazione dei cicli economici delle diverse economie
- In questo contesto, il rischio più immediato è una possibile escalation delle tensioni legate alla politica protezionistica statunitense
LA SETTIMANA TRASCORSA
EUROPA: migliora il settore dei servizi nell’Area Euro
La stima preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori dell’Area Euro ha corretto a giugno oltre le attese, scendendo a -0,5 da 0,2, il minimo da ottobre 2017. La stima preliminare dell’indice PMI dell’Area Euro per il mese di giugno conferma che il rallentamento registrato sino ad ora nei mesi del 2018 non è l’inizio di un indebolimento più grave e che il PIL resterà a livelli solidi nella seconda parte dell’anno.L’indice composito è salito a 54,8 a giugno dal precedente 54.1.Il miglioramento ha riflesso interamente un aumento dell’indice PMI dei servizi, mentre la componente manifatturiera è diminuita a fronte di una domanda più debole e maggior timori delle imprese per la situazione del commercio internazionale e il contesto politico europeo. Segnali positivi sono arrivati anche dalla scomposizione per paesi. Le stime preliminari degli indici PMI per Francia e Germania hanno riportato un moderato miglioramento, guidati dalla componente dei servizi. L’indice PMI composito tedesco ha raggiunto il massimo a due mesi a 54,2 (consenso: 55,0, precedente: 53,4). Migliora anche il PMI dei servizi che sale al massimo a tre mesi a 53,9 (consenso:52,2; precedente: 52,1). Invece la componente manifatturiera continua a peggiorare e tocca il minimo di 18 mesi a 55,9 (consenso:56,3, valore precedente 56,9). In Francia, l’indice composito sale al massimo a due mesi a 55,6 (consenso:54,2, valore precedente: 54,2), con i servizi anche al massimo di due mesi a 56,4 contro le aspettative per il 54,3 e il precedente 54,3. Tuttavia, la componente manifatturiera si è indebolita ulteriormente al minimo di 16 mesi a 53,1 (consenso: 53,9, il precedente 54,4). Contestualmente, l’indice INSEE per le imprese manifatturiere è cresciuto a giugno a 110 grazie a una decisa ripresa degli ordini, con il livello di maggio rivisto al rialzo di un punto da 109. In media trimestrale il livello della fiducia nel manifatturiero si è parzialmente deteriorato in T2, ma rimane comunque sui massimi dal 2001. In UK la Camera di Commercio Britannica ha dichiarato che prevede una crescita per l’economia britannica all’1,3% per il 2018, che rappresenterà la performance più debole dopo la crisi finanziaria del 2009. Il gruppo ha tagliato la stima dall’1,4% e ha anche declassato la sua previsione per il 2019 dall’1,5% all’1,4%. Alla base di questa revisione ci sono prospettive più deboli per gli investimenti e per gli scambi delle imprese di consumo a causa dei timori inerenti la Brexit e del futuro aumento dei tassi di interesse, che dovrebbe avvenire nella seconda parte del 2018.
USA: nuove minacce di dazi dall’amministrazione statunitense
L’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia Fed è scivolato, a giugno, a 19,9 (consenso: 28,4; lettura precedente 34,4), guidato dal calo dell’indice dei nuovi ordini, sceso a 17,9 rispetto a 40,6 di maggio. L’indice dei prezzi delle abitazioni FHFA è cresciuto ad aprile dello 0,1% m/m (pari a + 6,4% a/a). Le vendite di case esistenti a maggio sono diminuite marginalmente a 5,43 mln di unità annualizzata, da 5,45 mln (rivisto da 5,42 mln). Le vendite sono diminuite di -0,6% m/m nel segmento delle unità monofamiliari, mentre sono aumentate di 1,6% m/m nel segmento più piccolo e volatile delle unità multi-familiari. La stabilità delle vendite da inizio anno è in gran parte dovuta alla scarsità di case disponibili; le scorte a maggio sono pari a 4,1 mesi, poco sopra la media di 3,7 mesi da inizio anno. La guerra dei dazi si scalda ulteriormente. La settimana è stata importante per gli sviluppi delle tensioni sul governo internazionale. Il presidente Trump ha detto che se la Cina attuerà nuovi dazi per 50 mld di dollari di importazioni dagli USA, come annunciato venerdì, gli Stati Uniti imporranno ulteriori dazi del 10% su 200 mld di importazioni dalla Cina e se ci saranno altre reazioni dalla Cina il passo successivo saranno dazi su altri 200 mld, per un totale di 450 mld di dollari. Per ora Trump ha richiesto all’ufficio dell’US Trade Representative di definire i beni che sarebbero soggetti a dazi su un totale di 200 mld di dollari. Difficilmente la nuova lista di prodotti potrà evitare di includere beni di consumo, come invece era stato il caso per quelli inclusi nella lista soggetta ai dazi che entreranno in vigore nelle prossime settimane. La strategia aggressiva dell’amministrazione sembra voler portare la Cina a restare senza munizioni in questa guerra dei dazi. Infatti, le importazioni americane dalla Cina sono pari a circa 500 mld di dollari annui, mentre quelle cinesi dagli USA sono circa 130 mld di dollari. Ora sembra più probabile la ripresa dei colloqui tra i due paesi:Bloomberg ha riferito che lo staff del NEC ha contattato ex funzionari del governo degli Stati Uniti e esperti cinesi per valutare la possibilità di colloqui livello nelle prossime due settimane.
ASIA: aumenta il disavanzo commerciale in Giappone e resta bassa l’inflazione
A maggio, il Giappone ha registrato un disavanzo commerciale maggiore del previsto a 578,3 miliardi di yen (consenso: deficit di 235,0 miliardi di yen, valore precedente: 624,6 miliardi di surplus). La principale sorpresa è arrivata dalle importazioni, aumentate del 14,0% a/a (consenso dell’8,2% a/a). Le esportazioni, invece, sono cresciute dell’8,1% (consenso: 7,5% a/a), guidate da automobili, attrezzature per la produzione di semiconduttori e ricambi di auto. In termini destagionalizzati, le importazioni sono aumentate del 10,6% m/m, mentre le esportazioni sono diminuite dell’1,0%. Gli indici di scambio reale della BoJ hanno mostrato un calo delle esportazioni del 3,8% m/m e le importazioni sono aumentate del 7,6%. Di tono misto il morale delle imprese giapponesi nel mese di giugno, con il comparto manifatturiero che vede un indice in rialzo a +26, dal +22 di maggio, e il settore non manifatturiero che sempre in giugno registra un calo a +35 dal precedente +39. La stima preliminare del PMI manifatturiero a giugno è salita a 53,1 da 52,8 di maggio. Produzione, scorte e occupazione sono in accelerazione, ma gli ordini, gli ordini all’export e i tempi di consegna sono diminuiti, segnalando mancanza di spinte solide per la parte centrale dell’anno. Resta, inoltre, sottotono l’inflazione in maggio, evidenziando ancora una volta quanta distanza resti dal target del 2% della BoJ, nonostante oltre cinque anni di massiccio stimolo monetario. L’indice CPI core è cresciuto dello 0.7% a/a, come in aprile, in linea con le attese. Escludendo anche la componente energia, la crescita dei prezzi risulta appena dello 0.3%.
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
- Europa: nell’Area Euro l’attenzione sarà rivolta alle indagini di fiducia economica e sulle stime di inflazione di giugno.
- Stati Uniti: numerosi dati in uscita in settimana (La fiducia dei consumatori a giugno, vendite di case nuove, gli ordini di beni durevoli al netto dei trasporti, la spesa e il reddito personali di maggio) che non dovrebbero modificare il quadro di crescita solida in T2
- Asia: indice di fiducia dei consumatori in Giappone
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