La settimana finanziaria
di Mediobanca S.p.A.IL PUNTO DELLA SETTIMANA: la strategia zero-Covid di Pechino sta frenando la congiuntura cinese
- Le rigorose misure adottate in Cina per tenere sotto controllo la pandemia stanno danneggiando l’attività economica cinese
- Shangai è pronta alle riaperture in giugno, ma nel resto della Cina la Zero-Covid policy durerà per tutto il 2022 e forse oltre, configurandosi anche come un rischio per la ripresa del commercio internazionale e il futuro allentamento delle strozzature delle catene distributive.
- Pechino intensificherà il sostegno fiscale mentre la politica monetaria sarà rivolta a facilitare il credito.
In aprile i dati congiunturali cinesi si sono attestati significativamente al di sotto delle attese, penalizzati dai lockdown imposti dal governo a partire da marzo (Fig. 1). Le vendite al dettaglio e la produzione industriale di aprile sono crollate, mentre il credito ha mostrato un indebolimento significativo. Nello specifico, le vendite al dettaglio nominali sono scese del 4,9% in aprile e sono lontane dal picco di febbraio del 6,0%, mentre quelle reali sono scese del 6.2% in aprile e sono anche queste lontane dal picco di febbraio del 7.3%. La produzione industriale è calata del 7% in aprile e del 10.5% da febbraio e gli investimenti fissi sono scesi del 2,3% in aprile e del 3,9% da febbraio (Fig. 2). Al contempo, gli indici PMI si sono attestati significativamente sotto la soglia di espansione (Fig. 3).
Ad oggi, la situazione a Shangai è in miglioramento, ma la politica zero-covid resterà in vigore a livello nazionale per tutto il 2022, un anno così importante dal punto di vista politico, in quanto il presidente Xi dovrebbe candidarsi nel quarto trimestre per un terzo mandato al Congresso Nazionale del Partito. A Shangai il governo ha annunciato la ripresa graduale del lavoro e delle attività a partire da questa settimana, ma la maggior parte delle restrizioni alla circolazione resteranno in vigore fino al 21 maggio, quando i trasporti pubblici e altri servizi dovrebbero riprendere gradualmente. Entro giugno, la chiusura dovrebbe essere revocata, ma ai residenti sarà ancora chiesto di sottoporsi frequentemente ai test covid. Nel resto del paese permangono notevoli incertezze: a Guangan e Tangshan si sono intensificati i casi di Covid e hanno attuato chiusure parziali. A Pechino, invece, continuano ad emergere nuovi contagi, nonostante l’inasprimento delle restrizioni. La notizia che la Cina non ospiterà la Coppa d’Asia nell’estate del 2023 solleva l’interrogativo sul mantenimento oltre il 2022 della politica zero-covid da parte della Cina. La zero-covid policy rende meno probabile che l’economia cinese possa ripetere la rapida ripresa registrata due anni fa, allo scoppio della pandemia, e aumenta il rischio di un rallentamento del commercio globale attraverso il rallentamento della domanda cinese e l’aggravarsi delle interruzioni della catena di approvvigionamento mondiale. Il paese è stato colpito fortemente da Omicron, una variante più contagiosa a fronte di cui la Cina presenta un più basso tasso di vaccinazione (Fig. 4). Infatti, solo metà della popolazione ha completato le tre dosi necessarie al vaccino nazionale per diventare efficace contro Omicron. L’esperienza di quest’anno a Hong Kong, con un’impennata dei tassi di mortalità soprattutto tra gli anziani, è un chiaro monito per il paese. Secondo gli analisti politici, i leader cinesi punteranno alla stabilizzazione della situazione epidemiologica (e alla riduzione della probabilità di grandi blocchi delle attività come quello di Shanghai) accettando la prospettiva di una ripresa più lenta “a U”, piuttosto che rapida “a V”. Per questo il governo cinese sta investendo massicciamente nella costruzione di siti di accertamento dei nuovi casi a 15 minuti di distanza a piedi nelle grandi città e di centri di quarantena. Al contempo, le condizioni finanziarie del paese risultano in restringimento (Fig. 5) e per questo la Cina continuerà con politiche espansive e di sostegno anche se potrebbe non intervenire direttamente sul tasso di policy. Per far fronte alla debolezza del mercato edilizio, il 15 maggio la PBoC ha annunciato di aver abbassato il tasso minimo sui mutui per la prima casa, portandolo a 4.4%, ossia a “20 pb al di sotto del LPR a 5 anni”. L’annuncio è arrivato dopo che il rapporto sul credito di aprile ha mostrato una contrazione di 217 miliardi di yuan nei prestiti alle famiglie (fortemente trainati dai mutui ipotecari), rispetto all’aumento di 754 miliardi di yuan di marzo. A seguire il National Interbank Funding Center (NIFC) ha tagliato il Loan Prime Rate (LPR) a 5 anni di 15 pb, portandolo al 4,45% dal 4,6%, mentre ha mantenuto il LPR a 1 anno al 3,7%. La decisione rappresenta una misura di sostegno a livello nazionale, anche se non riduce immediatamente i tassi ipotecari in tutte le città, lasciando spazio ad aggiustamenti a livello cittadino. Quello che invece non si è visto ancora è stata la variazione del tasso di policy (tasso di interesse MLF a 1 anno) fermo al 2,85%.Attualmente la PoBC sembra preferire l’utilizzo della politica creditizia, in un contesto in cui: i) la Fed sta accelerando il ritmo dei rialzi dei tassi con la conseguente inversione dei differenziali dei tassi di interesse tra Stati Uniti e Cina (già verificatasi nei rendimenti dei titoli di Stato a medio-lungo termine e che si verificherà per la parte a breve nel corso dell’anno); ii) l’inflazione al consumo misurato sul CPI sta aumentando, trainata principalmente dall’inflazione dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari. A cura di Teresa Sardena, Mediobanca SGR |
Fig. 1: I dati sull’attività economica di aprile sono crollati a causa dell’inasprimento delle restrizioni da Covid
Fig. 2: Le vendite al dettaglio si sono contratte, guidate da un ulteriore deterioramento dei servizi di ristorazione, delle vendite di auto e delle vendite di beni immobili, mentre la crescita degli investimenti in capitale fisso è diminuita guidata dagli investimenti immobiliari Fig. 3: Gli indici PMI sono rimasti stabilmente sotto la soglia di espansione Fig. 4: Livelli di vaccinazione più bassi negli ultraottantenni cinesi (fonte: Chinese National Health Commission) Fig.5: Si sta assistendo ad un restringimento delle condizioni finanziarie |
SETTIMANA APPENA TRASCORSA
EUROPA: la stima dell’inflazione di aprile è stata rivista al ribasso al 7.4% a/a, anche se è rimasta invariata rispetto ai valori record di marzo
Questa settimana sono state pubblicate le Previsioni di Primavera della Commissione Europea, che hanno riportato una significativa revisione al ribasso per le stime sul PIL e al rialzo per quelle d’inflazione. L’Area Euro è vista crescere al 2,8% nel 2022 e al 2,3% nel 2,3% (rispettivamente da 4% e 2,7%), mentre l’inflazione è attesa al 6,1% quest’anno e al 2,7% il prossimo (da 3,5% e 1,7% precedenti). Per l’Italia la Commissione stima una crescita al 2,4% nel 2022 e all’1,9% nel 2023 (4,1% e 2,3% tre mesi fa). Sempre in Italia, gli indicatori di finanza pubblica sono attesi comunque in miglioramento grazie al proseguimento della ripresa (seppur su ritmi più contenuti) e al venir meno delle misure di sostegno varate durante la pandemia: il disavanzo è visto scendere dal 7,2% del PIL del 2021 al 5,5% nel 2022 e al 4,3% nel 2023; il debito è atteso in graduale calo dal 150,8% del 2021 al 147,9% del PIL nel 2022 e al 146,8% nel 2023.
ASIA: in Cina i dati del mese di aprile sono stati nettamente inferiori alle attese segnalando una significativa contrazione dell’attività economica, maggiore sul fronte dei consumi e dei servizi
In Giappone, il PIL di T1 ha registrato una flessione di -0,2% t/t, contro attese a -0,4% t/t, segnando la seconda contrazione in tre trimestri, sulla scia delle ondate pandemiche. I consumi e gli investimenti pubblici sono scesi di -0,1% t/t e -3,6% t/t rispettivamente, e il canale estero ha fornito un ampio contributo negativo dovuto a esportazioni in crescita di 1,1% t/t contro importazioni in rialzo di 3,4% t/t. Gli investimenti fissi delle imprese sono invece in rialzo di 0,5% t/t. Il miglioramento sul fronte pandemico dovrebbe permettere un ritorno della crescita in territorio positivo a partire in T2.
USA: cala l’indice della Philadelphia FED a maggio, da monitorare gli indici PMI che verranno pubblicati la settimana prossima
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
- Europa: in Germania verrà pubblicato l’indice IFO relativo al mese di maggio, che probabilmente mostrerà che la situazione è particolarmente negativa, mentre gli indici PMI preliminari di maggio ribadiranno il messaggio negativo delle indagini di aprile, che indicavano una contrazione del settore manifatturiero in presenza di pressioni crescenti sui prezzi.
- Stati Uniti: l’attenzione sarà rivolta alla pubblicazione delle minute della riunione del FOMC di aprile. Anche negli Stati Uniti saranno pubblicati gli indici PMI relativi al mese di maggio, mentre i beni durevoli forniranno un’istantanea dell’attività economica, il PCE dell’inflazione, il reddito personale mostrerà l’entità della stretta sulle famiglie.
- Asia: in Giappone sarà pubblicato l’indice CPI di Tokio relativo al mese di maggio e la stima preliminare di maggio da Jibun Bank sul PMI manifatturiero, dei servizi e composito. La Cina pubblicherà la variazione annua dei profitti annuali di aprile.
A cura della Funzione Asset Allocation
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