La settimana finanziaria
di Mediobanca S.p.A.IL PUNTO DELLA SETTIMANA: il FMI stima un prolungamento degli attuali elevati livelli di inflazione
- L’aumento dei prezzi delle materie prime e le strozzature nelle catene di approvvigionamento stanno esercitando una pressione al rialzo sui tassi d’inflazione.
- L’eccezionalità della ripresa in atto ha sollevato dubbi sulle tempistiche di ripresa dell’offerta a fronte dell’accelerazione della domanda e mette a rischio la stabilità delle aspettative di inflazione
- Il ciclo di rialzo dei tassi, quando inizierà, potrebbe quindi essere più forte delle attese.
Post-pandemia l’inflazione globale è aumentata in modo significativo (Fig.1), guidata da: 1) la ripresa dell’attività economica, favorita da politiche fiscali e monetarie accomodanti, dal rilascio della domanda repressa e dei risparmi precauzionali accumulati precedentemente; 2) dai prezzi delle materie prime in rapido aumento; 3) e dalle carenze di input e dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento (Fig.3). Tutti fattori che in questo primo semestre dell’anno sono stati considerati unanimemente temporanei.
Questa settimana, il FMI ha pubblicato la sua previsione per l’inflazione globale per il 2022-2023. Il FMI segnala che l’inflazione resterà alta nei prossimi mesi, prima di tornare ai livelli pre-pandemici solo nella seconda metà del 2022, sebbene siano aumentati i rischi di un’accelerazione e non siano nulli quelli di un disancoramento delle aspettative di inflazione (seppure per ora siano ancora sotto controllo). Il FMI prevede che l’inflazione annuale nelle economie avanzate raggiunga il picco del 3,6% (in media) negli ultimi mesi del 2021. Invece, i mercati emergenti sperimenteranno aumenti più rapidi, toccando il 6,8% (in media), per poi scendere al 4% nel 2022. Il FMI sottolinea due caratteristiche per lo scenario di inflazione futura. Da un lato, le proiezioni sono accompagnate da una notevole margine di incertezza delle stime, più elevato di quello storico, data la natura inesplorata della ripresa in atto. Pertanto, ciò richiede maggiore attenzione da parte delle banche centrali e degli operatori di mercato. Dall’altro, resta più elevata l’eterogeneità tra economie sviluppate ed emergenti e anche all’interno delle stesse economie avanzate. Il FMI prevede che gli Stati Uniti guideranno l’aumento di breve periodo dell’inflazione nelle economie avanzate (con elevati rischi al rialzo) a fronte di dinamiche inflattive più moderate per l’Area Euro e Giappone. Secondo il FMI, i maggiori driver potrebbero essere l’aumento dei costi degli alloggi e le prolungate carenze di fornitura nelle economie avanzate e in via di sviluppo, o la pressione dei prezzi dei beni alimentari e i deprezzamenti valutari nei mercati emergenti. Infatti, i prezzi degli alimenti in tutto il mondo sono saliti di circa il 40% durante la pandemia, una sfida particolarmente acuta per i paesi a basso reddito, dove tali acquisti costituiscono una parte rilevante della spesa dei consumatori. Sebbene con le opportune distinzioni da paese a paese, sul recente aumento dei prezzi dell’energia pesano anche le scelte politiche dei diversi paesi. Negli Stati Uniti, le differenze regionali tra i prezzi del gas naturale sono state causate principalmente dall’incapacità di investire in infrastrutture adeguate, con la costruzione di gasdotti scoraggiata dagli attuali regolamenti ambientali. Invece, in Cina gli aumenti energetici derivano in gran parte dall’intento di Pechino di punire l’Australia per le sue trasgressioni politiche, insieme a una comprensibile inclinazione a migliorare la sicurezza e ridurre l’impatto ambientale negativo nelle miniere di carbone nazionali. Contrariamente, in Europa la decisione di smantellare le centrali a carbone (e le centrali nucleari della Germania) ha aumentato la dipendenza dal gas naturale importato dal suo unico fornitore, la Russia. Per ora, i principali governi sembrano sostenere che gli attuali aumenti dei prezzi siano il risultato di interruzioni indotte dalla pandemia e che saranno di breve durata. Pochi sembrano preoccuparsi che le agende politiche stanno inasprendo l’aumento dei prezzi. Inoltre, questa settimana il FMI mette in guarda sul rischio crescente che le aspettative di inflazione possono non restare ancorate al target delle banche centrali e sembra suggerire che il rialzo del costo del denaro, quando avrà luogo, sarà più rapido e più aggressivo di quanto attualmente scontato dal mercato. Le banche centrali dovranno essere particolarmente prudenti nella scelta tra il rimanere pazienti nel loro sostegno alla ripresa e l’essere pronti ad agire rapidamente. Di fatto le banche centrali dovranno guardare oltre le pressioni inflazionistiche temporanee, evitando di inasprire prematuramente le proprie politiche monetarie, fintanto non sarà stata fatta chiarezza sulle dinamiche dei prezzi sottostanti, ma allo stesso tempo dovranno essere pronte ad agire rapidamente, mentre la politica fiscale dovrebbe orientarsi verso prospettive di medio termine sostenibili. |
Fig.1: Post-pandemia l’inflazione globale è aumentata significativamente
Fig.2: Inizialmente l’aumento dell’inflazione è stato innescato dalla ripresa dell’attività economica, favorita da politiche fiscali e monetarie accomodanti, insieme al rilascio della domanda repressa e all’impiego dei risparmi accumulati Fig.3: Ora sulle strozzature delle catene di produzione di beni e energia pesano anche le scelte politiche dei governi A cura di Teresa Sardena, Mediobanca SGR |
SETTIMANA TRASCORSA
EUROPA: Il PMI composito dell’Area Euro vede la crescita rallentare per il secondo mese consecutivo
ASIA: L’indice PMI cinese a settembre torna sopra la soglia di espansione
USA: La crescita dei salari non agricoli ha continuato a rallentare a settembre, rendendo più incerta la decisione della Fed sul tapering
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
Europa: La settimana prossima continuerà le pubblicazioni delle survey sull’economia tedesca, con la pubblicazione dell’indice ZEW. In Spagna, Italia, Francia e Germania verrà pubblicato il dato sull’inflazione. mentre in Italia ed Eurozona il dato sulla produzione Industriale
Stati Uniti: verrà pubblicato il dato sull’inflazione oltre a quello sui prezzi alla produzione, vendite al dettaglio, indice manifatturiero Empire, indice di fiducia dei consumatori e delle piccole imprese. Completano il quadro i consueti aggiornamenti sul mercato del lavoro con le richieste iniziali e continue di sussidi di disoccupazione e l’aggiornamento sul mercato immobiliare con le richieste di mutuo.
Asia: Dopo la chiusura per festività della settimana precedente, in Cina verranno pubblicati i dati relativi all’inflazione, prezzi alla produzione e bilancia commerciale. In Giappone invece verranno pubblicati i dati sulla produzione industriale, ordinativi di macchinari e i prezzi alla produzione.
A cura della Funzione Asset Allocation
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