La settimana finanziaria
di Mediobanca S.p.A.IL PUNTO DELLA SETTIMANA: l’Italia è entrata in una modesta recessione tecnica
La decrescita dell’economia italiana:
- è stata trainata da un forte peggioramento delle aspettative delle imprese e da un calo parallelo degli investimenti
- riflette l’impatto sul comparto manifatturiero italiano del rallentamento del commercio internazionale e della produzione industriale tedesca, ma anche di shock idiosincratici
SETTIMANA TRASCORSA
EUROPA: economia europea in crescita dello 0,2% t/t in T4 2018, come in T3
In linea con le attese, la crescita economia dell’Area Euro in T4, che si attesta a +0,2% t/t come in T3, chiude il 2018 in rallentamento a 1,8% da 2,5% del 2017. Sebbene non sia ancora disponibile lo spaccato per componenti, i dati congiunturali più recenti suggeriscono un contributo negativo dell’attività industriale a fronte di una dinamica positiva del commercio internazionale. Relativamente ai dati congiunturali, del primo mese del 2019, l’indice ESI relativo all’intera Area ha segnato a gennaio un ulteriore calo, confermando che l’economia ha iniziato il 2019 in rallentamento, scendendo a 106.2 (valore precedente 107,4). A livello nazionale, l’ESI è tornato a salire in Francia, pur rimanendo sotto il livello di novembre, probabilmente per effetto delle minori proteste da parte dei “gilets jaunes“, mentre è sceso in Germania, Spagna e Italia. Inoltre, il calo è stato particolarmente accentuato nei Paesi Bassi, in gran parte a causa del calo della fiducia dei consumatori e dei servizi, probabilmente dovuto all’aumento dell’IVA di gennaio. L’ESI per l’Irlanda è crollato, riflettendo l’incertezza della Brexit. A gennaio l’inflazione core dell’intera Area è tornata a salire (1.1% a/a, valore precedente e consenso 1.0% a/a), superando le attese di consenso, mentre l’inflazione headline ha continuato a rallentare (1.4% a/a, consenso 1.4% a/a, valore precedente 1.6%a/a) per effetto della componente energetica più debole. Il contributo di questa componente è destinato a ridursi ulteriormente verso la metà dell’anno, diventando infine negativo nella seconda metà. Tuttavia, le pressioni salariali dovrebbero continuare ad aumentare in modo graduale, come indicato dall’aumento delle retribuzioni per numero di dipendenti e del costo del lavoro per unità di prodotto, sostenendo ulteriormente l’inflazione core. L’indice IFO delle aspettative sull’export del settore manifatturiero è sceso a 5,9 dall’8,7 e si è più che dimezzato rispetto al livello di un anno fa (19,9). L’istituto IFO ha messo in evidenza un marcato peggioramento delle prospettive, con il settore chimico, l’ingegneria elettrica e meccanica che proiettano una crescita minima.
USA: l’ISM manifatturiero rimbalza dopo la stima debole di dicembre
La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a gennaio ha sorpreso verso il basso, scendendo a 120,2 (minimo da luglio 2017) da 126,6 di dicembre (rivisto da 128,1). Guardando alla scomposizione per componenti, la situazione corrente è peggiorata solo marginalmente (a 169,6 da 169,9), ancora ben al di sopra dei livelli della prima metà del 2018. Le aspettative, invece, sono crollate a 87,3 da 97,7 (minimo da ottobre 2016). La valutazione del mercato del lavoro resta molto positiva, con un miglioramento del differenziale tra jobs plentiful e job hard to get a 33,7 da 33,3 di dicembre, che indica un probabile proseguimento del trend negativo del tasso di disoccupazione. La flessione della fiducia è in parte collegata allo shutdown e alla volatilità dei mercati: il peggioramento delle prospettive a sei mesi, accentuatosi a gennaio, è in atto ormai dall’autunno. Una correzione della fiducia nel 2019 era prevedibile, con la riduzione degli effetti espansivi della riforma tributaria del 2018. Le richieste di sussidi di disoccupazione sono saliti di 53 milioni a 253 milioni, registrando la variazione settimanale più elevata da settembre 2017, in occasione dell’uragano Harvey. L’aumento potrebbe essere legato allo shutdown. Il report sul mercato del lavoro relativo al mese di gennaio indica che i libri paga non agricoli hanno registrato un aumento di 304K (consenso 169K, valore precedente di dicembre pari a 222K, rivisto al ribasso da 312K, e 196Kdi novembre, rivisto verso l’alto dal precedente176K), segnando cosi 100 mesi consecutivi di miglioramento del mercato del lavoro. Il comunicato non ha rilevato impatti visibili derivanti dallo shutdown. Il tasso di disoccupazione si è attestato a 4,0% (consenso 3,9%), dato che la partecipazione alla forza lavoro è aumentata fino al 63,2% dal 63,1% di dicembre. I salari orari sono aumentati di 0,1% m/m, al disotto del consenso pari 0,3% e del valore precedente di 0,4% a dicembre. L’indice ISM manifatturiero relativo al mese di gennaio è tornato a salire attestandosi a 56.6 (consenso 54,2, valore precedente 54,1) sostenuto dalla ripresa della componente dei nuovi ordini, balzata a 58.2 dal precedente 51,3 di dicembre. Anche la componente relativa alla produzione è migliorata a 60.5 dal 54.1, mentre l’occupazione è scesa a 55.5, il valore più basso da aprile 2018. La componente relativa ai pagati si è contratta per la prima volta da febbraio 2016, attestandosi a 49.6. Allo stesso tempo, il PMI manifatturiero di gennaio calcolato da Markit è salito a 54,9, migliore del dicembre precedente pari a 53,8.
ASIA: il PMI manifatturiero cinese cala per il secondo mese consecutivo
In Cina gli utili societari sono diminuiti dell’1,9% a/a a dicembre, dopo un calo dell’1,8% nel mese precedente (primo calo in quasi tre anni). La debolezza è stata trainata dai bassi prezzi alla produzione e dalla domanda debole. La crescita degli utili per l’esercizio è rallentata al 10,3% nel 2018 rispetto al 21% del 2017. Redditività trainata in gran parte dal settore primario, anche se la stampa ha rilevato che questa dinamica potrebbe cambiare, mentre i prezzi alla produzione continuano a perdere slancio. L’indice PMI ufficiale manifatturiero si è attestato a 49.5 in gennaio (consenso 49.3, valore precedente 49.4), in miglioramento seppur sia sotto la soglia di espansione per il secondo mese consecutivo. La produzione e le nuove componenti degli ordini di esportazione sono aumentate, mentre i nuovi ordini aggregati sono diminuiti. Al contrario, il PMI non manifatturiero è salito a 54,7 (consenso e il valore precedente 53,8), in aumento per il secondo mese consecutivo. Conseguentemente è aumentato anche il PMI composito a 53.2 (il più alto da settembre) rispetto al precedente 53.1. In Giappone, la produzione industriale è diminuita dello 0,1% m/m a dicembre, meno delle attese (-0,5% m/m), segnando però il secondo calo consecutivo. Conseguentemente T4 ha chiuso con un saldo positivo (1,9% t / t) sulla scia del valore di settembre e più che compensando la contrazione dell’1,3% di T3. In prospettiva, le proiezioni del sondaggio METI indicano un ulteriore calo dello 0,1% a gennaio, seguito da un aumento del 2,6% a febbraio, che implica un calo dell’1,6% in T1 2019. Nel complesso, questi dati confermano che il PIL di T4 dovrebbe rimbalzare rispetto alla contrazione del trimestre precedente, testimoniando che la debolezza di T3 è stata temporanea e rifletteva l’impatto dei disastri naturali. Sempre in Giappone a gennaio le vendite al dettaglio aumentano di 1.3% a/a (consenso +1.0% a/a, valore mese precedente +1.4%). Il balzo è imputabile principalmente ai maggiori consumi del settore abbigliamento.
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
- Europa: la settimana prossima ci sarà la riunione di politica monetaria della BoE, che mentendola invariata pubblicherà l’Inflation Report e consegnerà ai mercati un aggiornamento della valutazione della congiuntura del paese
- Stati Uniti: ricca di spunti la settimana statunitense: sotto i riflettori il PIL di T4 e la bilancia commerciale. Tra gli altri dati, ordini di beni durevoli, di fabbrica, redditi e spese personali. Guardando al mercato immobiliare, vendite di case nuove e nuove costruzioni abitative
- Asia: dal Giappone, in arrivo i valori di gennaio degli indici PMI Servizi e Composto, mentre la Cina resterà chiusa per festività.
Il presente documento (il “Documento”) è stato preparato dalla Funzione Investment Advisory di Mediobanca SGR SpA (la “SGR”) a scopo puramente informativo. Il documento non ha carattere di offerta, invito ad offrire, o di messaggio promozionale finalizzato all’acquisto, alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti/prodotti finanziari di qualsiasi genere. Inoltre, esso non è inteso a raccomandare o a proporre una strategia di investimento in merito a strumenti finanziari. In particolare il presente Documento non costituisce in alcun modo una raccomandazione personalizzata; lo stesso è stato predisposto senza considerare gli obiettivi di investimento, la situazione finanziaria o le competenze di specifici investitori. Il presente Documento è proprietà di Mediobanca SGR; esso non può essere riprodotto o pubblicato, nemmeno in una sua parte, senza la preventiva autorizzazione scritta della SGR. Le informazioni, opinioni, valutazioni e/o previsioni contenute nel presente Documento (le “Informazioni”) si basano su fonti ritenute autorevoli ed attendibili; tuttavia, la SGR non assume alcuna responsabilità per eventuali errori od omissioni né potrà considerarsi responsabile per le eventuali perdite, danni o conseguenze di qualsivoglia natura (legali, finanziarie o fiscali) che dovessero derivare dal fatto che si sia fatto affidamento su tale Documento. Ciascun investitore dovrà pertanto assumere le proprie decisioni di investimento in modo autonomo, tenuto conto delle sue caratteristiche e dei suoi obiettivi di investimento, e a tale scopo non dovrà basarsi, prioritariamente o esclusivamente, sul presente Documento. I rendimenti passati, eventualmente rappresentati nel Documento, non sono indicativi né garantiscono gli stessi rendimenti per il futuro. Le Informazioni contenute nel presente Documento costituiscono valutazioni aggiornate alla data della sua produzione e potrebbero variare nel tempo, senza necessità di comunicazione da parte della SGR.