31 Maggio 2018

Ruolo della contrattazione e deducibilità ai fini del reddito d’impresa

di Cristian Valsiglio

L’Agenzia delle entrate, con circolare n. 5/E/2018, ritiene che quanto indicato nelle lettere f-bis (spese e rimborsi a fini educativi), f-ter (spese e rimborsi per non autosufficienti e anziani) e f-quater (contributi e premi assicurativi per morte e invalidità) costituisca una specificazione degli oneri di utilità sociale indicati nell’articolo 51, comma 2, lettera f, Tuir.

Tale affermazione è posta a corollario di quanto introdotto dall’articolo 1, comma 162, Legge di Bilancio 2017, il quale recita: “le disposizioni di cui all’articolo 51, comma 2, lettera f), del Tuir si interpretano nel senso che le stesse si applicano anche alle opere e servizi riconosciuti dal datore di lavoro, del settore privato o pubblico, in conformità a disposizioni di contratto collettivo nazionale di lavoro, di accordo interconfederale o di contratto collettivo territoriale“.

L’interpretazione dell’Agenzia delle entrate ha un sostanziale effetto: rendere tutti i predetti servizi di welfare aziendale rientranti nella disposizione di cui all’articolo 100, Tuir, che prevede che “Le spese relative ad opere o servizi utilizzabili dalla generalità dei dipendenti o categorie di dipendenti volontariamente sostenute per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto, sono deducibili per un ammontare complessivo non superiore al 5 per mille dell’ammontare delle spese per prestazioni di lavoro dipendente risultante dalla dichiarazione dei redditi“.

In sostanza, tutti i servizi di welfare aziendale elencanti all’articolo 51, comma 2, lettera f, f-bis, f-ter, f-quater, Tuir, sono pienamente deducibili come costo del lavoro solo ove previste da un contratto collettivo e/o da un regolamento aziendale.

Tuttavia, la posizione dell’Agenzia delle entrate potrebbe reggere al tenore letterario della norma, anche tramite una lettura combinata degli articoli 51 e 100, Tuir, solo se riferita alle opere e ai servizi e non anche alle somme rimborsate, infatti:

  • solo la lettera f fa riferimento alle finalità di cui all’articolo 100, Tuir, defiscalizzando l’utilizzazione delle opere e dei servizi riconosciuti dal datore di lavoro volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale, offerti alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti e ai familiari indicati nell’articolo 12;
  • l’articolo 100, Tuir, dall’altra parte, fa riferimento alle sole spese relative a “opere e servizi”;
  • le lettere f-bis e f-ter fanno riferimento anche alla possibilità di restituire somme collegate ai determinati servizi di welfare, pertanto in tal caso difficilmente si potrebbe ritenere applicabile l’articolo 100, Tuir;
  • le lettere f-bis, f-ter e f-quater non fanno alcun riferimento né all’articolo 100, Tuir, né alla fonte che consente di applicare le predette norme (atto unilaterale del datore di lavoro, regolamento aziendale, contrattazione collettiva).

Tuttavia, da una lettura combinata delle varie disposizioni sopra citate, risulta particolarmente innovativa l’interpretazione dell’Agenzia delle entrate, in quanto se realmente fosse questa la ratio legis ben il Legislatore avrebbe potuto scrivere differentemente le lettere f-bis, f-ter e f-quater, facendo riferimento o solo alle somme da rimborsare ovvero citando l’articolo 100, Tuir.

 

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