25 Novembre 2016

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

Uno scandalo bianco

uno scandalo biancoNicola De Cilia

Rubbettino

Prezzo – 14,00

Pagine – 290


Cosa succede a un uomo quando tutto il suo mondo di valori viene travolto, e insieme a esso, i suoi beni più preziosi: la famiglia, gli amici, il lavoro? E se quest’uomo è un uomo di fede profonda, come sopporterà questa prova? Dubiterà di sé, della Storia, di Dio? Angelo Cossalter, dopo una vita spesa in politica per la sua comunità, è coinvolto in uno scandalo finanziario che lo porterà verso la rovina. Angelo lotterà con tutte le sue forze, metterà in gioco il suo prestigio e il suo impegno, sarà costretto a fare i conti con la menzogna e il male, con l’inganno e il tradimento; insieme dovrà constatare la profonda mutazione del mondo rurale – siamo agli inizi degli anni ’80 – mentre nella società e in politica si affermano nuovi protagonisti spregiudicati e cinici. In questa tempesta che gli sconvolge la vita, con il venir meno di ogni certezza, Angelo dovrà per ultimo fare i conti con il silenzio di Dio, per approdare dolorosamente alla rivelazione del suo destino.

 

Il segreto di San Gennaro

Il segreto di San GennaroFrancesco Paolo de Ceglia

Einaudi

Prezzo – 32,00

Pagine – 416


I miracoli arrivano all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno. La liquefazione del sangue di san Gennaro si ripete invece da secoli in occorrenze precise. «Nessuna legge naturale è in grado di spiegare un fenomeno che si verifichi soltanto in date liturgicamente significative» è stato detto. Eppure de Ceglia dimostra che nel Medioevo il sangue di san Gennaro era inteso come una sostanza semplicemente instabile e ricostruisce le vicende che hanno conferito alle sue liquefazioni l’euritmia che le rende cosí celebri. «I capricci non piacciono a nessuno. Davanti a comportamenti refrattari a ogni norma, all’inizio l’entusiasmo è incontenibile, poi i fedeli si stancano di un oggetto che, senza una chiara ragione, ora è in un modo ora in un altro, cosí lo abbandonano smorzandone gli slanci vitali. Ecco perché quel sangue non avrebbe potuto godere a lungo della libertà di gorgogliare come e quando desiderasse, trovandosi invece nella condizione di dover acquisire una forma: un modo di manifestarsi, cioè, cosí peculiare da renderlo unico nell’orbe cristiano». La liquefazione periodica del sangue di san Gennaro non è ufficialmente riconosciuta come miracolosa dalla Chiesa cattolica, che piú cautamente ora parla di prodigio. Ma il fenomeno è stato per secoli chiamato miracolo in testi liturgici approvati dall’autorità ecclesiastica e in discorsi di vescovi, cardinali, papi e santi. L’Inquisizione ha inoltre sottoposto a formali processi coloro che lo hanno attribuito a cause naturali. La questione del riconoscimento ufficiale, se ha un senso per gli ultimi cinquant’anni, ne ha dunque tanto meno quanto piú ci si spinga indietro nel tempo. Perché quel mutare in determinate circostanze fu di fatto considerato un miracolo ed è questo ciò che interessa allo storico. Come si può però far storia naturale di qualcosa che per definizione supera l’ordine del creato? La ricostruzione che qui si abbozza non si interroga sul miracolo in sé, bensí sulla cultura che lo ha identificato come tale. Obiettivo di questo lavoro è infatti ripercorrere in chiave antropologica gli sforzi compiuti da uomini e donne del passato per concettualizzare un fenomeno complesso e sfuggevole. Il miracolo di san Gennaro assurge cosí a punto di osservazione privilegiato da cui ripercorrere non solo la storia di Napoli, ma anche e soprattutto l’evoluzione della mentalità di chi, persino in terre assai lontane, con quell’appuntamento periodico si è nel tempo confrontato. E consente di delineare una storia della meraviglia e della sua funzione conoscitiva. Un racconto di cuori che battono all’impazzata, di mani che pregano e di gole riarse dalle incessanti giaculatorie. Ma anche di occhi che scrutano alla ricerca di un senso. O semplicemente di un perché.

 

La battaglia che fermò l’impero

La battaglia che fermò l’imperoPeter S. Wells

Il Saggiatore

Prezzo – 20,00

Pagine – 260


In una manciata di secoli, da piccola città stato sulle rive del Tevere, Roma si trasforma nella sovrana del mondo conosciuto: il suo dominio si estende dalla Gallia all’Africa del Nord, dalla Spagna all’Asia Minore, e la sua capacità di espansione sembra illimitata. Nelle regioni a est del Reno, tuttavia, le tribù germaniche sono irrequiete e minacciano i confini. E così nel 9 d.C. il generale Publio Quintilio Varo parte con tre legioni per sedare le rivolte nei territori settentrionali. Né lui né i suoi soldati faranno mai ritorno a Roma: nella selva di Teutoburgo un’orda di guerrieri capeggiati da Arminio tende un’imboscata alle truppe imperiali; i romani, stanchi e impreparati, vengono colti alla sprovvista e trucidati uno a uno. Dopo aver perso tutti gli uomini e le insegne, Varo e i suoi ufficiali, per il disonore, si tolgono la vita. È il momento in cui Roma si rende conto di non essere invincibile; ed è la spaventosa sconfitta che segna definitivamente l’arresto dell’espansione romana nell’Europa centrale. Peter S. Wells, con sicuro dominio delle fonti antiche – letterarie e archeologiche – e accattivante piglio affabulatorio, conduce il lettore sulle orme dei legionari romani e fa rivivere i loro ultimi istanti di vita, il panico e il dolore della disfatta. Ma racconta anche la prospettiva degli aggressori, di quei popoli sempre ritenuti barbari che, in definitiva, non hanno fatto altro che difendere la propria libertà e autonomia.

 

1956. L’anno spartiacque

1956. L'anno spartiacqueLuciano Canfora

Sellerio

Prezzo – 13,00

Pagine – 192


«Il 1956 va riconosciuto come uno spartiacque tra i più importanti del Novecento. Innanzitutto nella storia del comunismo, per il quale è senza dubbio l’anno-shock, che colpì tutti, i militanti, i simpatizzanti, gli avversari. In quell’anno si produssero due fatti memorabili. Il primo fu la celebrazione a Mosca del XX congresso del Partito comunista durante il quale fu demolita, in sostanza, la figura di Stalin. Questo accadeva a febbraio. […] Stalin era diventato l’uomo simbolo della vittoria della democrazia contro il nazismo e il fascismo e quindi di ogni popolo aggredito, soverchiato dal nazismo. […] Poi, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, ci fu la rivoluzione ungherese, che provocò la reazione militare, dopo qualche esitazione, dell’Unione Sovietica. […] Anche in quel caso si trattava della distruzione di un mito. «Ma quell’anno fu uno spartiacque anche da un altro punto di vista, da quello, detto sinteticamente, della storia del colonialismo. Perché nel 1956 si verificarono due eventi altrettanto importanti e significativi come quelli occorsi nell’ambito del mondo comunista. Innanzitutto ci fu la nazionalizzazione del Canale di Suez da parte dell’Egitto di Nasser, che si riprendeva così un pezzo del suo territorio nazionale, sottraendolo alla concessione franco-inglese che lo aveva governato e posseduto. In seguito a tale gesto verso la fine dell’anno, in concomitanza, quasi in sincronia, con l’invasione dell’Ungheria, ci fu l’occupazione di Porto Said, organizzata dalle truppe di Israele e immediatamente dopo dai paracadutisti inglesi e francesi. La guerra coloniale che da molto tempo non era più praticata dalle grandi potenze, veniva utilizzata daccapo come strumento di sopraffazione». Dell’anno cruciale, il 1956, e dei suoi fatti, si approssima l’anniversario, con tutte le discussioni e le interpretazioni nuove e vecchie che l’accompagneranno. In queste pagine, Luciano Canfora – nel suo narrare piacevole e nella sua sottigliezza di esperto dell’analisi storica, specialmente quando la storia presenta pieghe oscure – punta a mettere in rilievo un’ambiguità speculare. Quella dell’URSS e delle potenze occidentali nell’appoggiare e contrastare opposti nazionalismi.

 

Ragazzi d’oro

ragazzi d'oroSonya Hartnett

Bompiani

Prezzo – 17,00

Pagine – 224


Colt, dodici anni, e il fratellino Bastian si sono appena trasferiti in un nuovo quartiere e subito diventano magneti per i loro coetanei. Sono belli, simpatici, pieni di giochi e pronti a condividerli. Colt è forse l’unico a sapere il perché di quell’ennesimo trasloco e le ragioni per cui il padre Rex, un dentista bello come un attore, è così gentile con i suoi nuovi amici. Freya, anche lei dodici anni, è la figlia maggiore di una famiglia dominata da un uomo violento e inaffidabile e ha bisogno di una figura maschile in cui credere. Ma forse Rex non è la risposta.Un romanzo teso e feroce, raccontato da vari punti di vista per cui ciascuno vede la sua verità, o la parte di verità che vuole vedere.