16 Febbraio 2018

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

Adriano VII

Frederick Rolfe

Beat edizioni

Prezzo – 14,90

Pagine – 384


In un freddo giorno di marzo dei primi anni del Novecento, George Arthur Rose, vestito col suo prediletto abito di tela blu simile a una tuta da meccanico, si aggira come un recluso tra le pareti della sua casa londinese. Consumato da anni di speranze non soddisfatte, smarrito dinanzi alla rovina del mondo, vive nella povertà più assoluta, non confortata da alcuna sacerdotale parvenza di santità. George Arthur Rose è un prete mancato. Per oscure ragioni – invereconde calunnie, atroci oltraggi, secondo lui, di giovinetti immaturi – è stato brutalmente espulso dal Saint Andrews, il Pontificio Collegio Scozzese di Roma. Bandito dalla Chiesa cattolica, come una spina, una peste, un’ulcera corrosiva e purulenta, Rose ha reagito abbracciando di proposito la sua nefasta fama: si è messo a posare a genio altero, sottile, dotto, inaccessibile. Lui, un uomo che la divina Vocazione spingerebbe a essere attivo e possente, ridotto a languire in bizzarre e stupide pose! George Arthur Rose non sa, tuttavia, che questo freddo giorno di marzo è, in realtà, il giorno del suo trionfo. Al suo misero cospetto appariranno tra un po’ due uomini di Chiesa gravi e importanti, un vescovo robusto coi capelli scuri, e un cardinale coi capelli bianchi e l’aspetto pittoresco. Verranno a omaggiarlo come esperto conoscitore degli annali dei conclavi, gli diranno che il conclave in corso per eleggere il nuovo successore di Pietro è stato misteriosamente rinviato e gli chiederanno di accettare gli ordini sacri, senz’altro indugio che quello voluto dalle leggi canoniche. Di lì a poco le imperscrutabili vie della Provvidenza schiuderanno l’impensabile: dopo un’ulteriore seduta del conclave in cui l’intransigenza e l’equivalenza delle fazioni vieteranno una nomina regolare, il collegio dei «Compromissari» eleggerà sul soglio di Pietro proprio lui, George Arthur Rose, l’antico reietto, che prenderà il nome di Adriano VII e, più inflessibile di Bonifacio VIII, salverà l’Europa dal caos e dall’anarchia e ridisegnerà i confini del mondo.

 

La terra che calpestiamo

Jesus Carrasco

Ponte alle Grazie

Prezzo – 16,00

Pagine – 240


All’inizio del Novecento, si immagina che l’Europa sia dominata dall’impero più grande, potente e brutale che si sia mai visto, di cui non si conosce il nome né l’origine. Anche la Spagna viene annessa ai suoi territori e, dopo la conquista, ai militari che hanno guidato l’occupazione viene dato come premio il permesso di trasferirsi in un piccolo villaggio idilliaco in Estremadura. Eva Holman, moglie di un colonnello in pensione, vive serena con il marito in uno dei terreni espropriati, finché un giorno si presenta da lei un vecchio, sporco e sfinito, che senza dire una parola si stabilisce nell’orto, sotto un fico, e sembra deciso a restarci per sempre, come se quel luogo gli appartenesse. Con la sua presenza insistente, e con la storia terribile che emerge dalle sue poche parole, l’uomo cambia con violenza la visione del mondo di Eva. Un romanzo sulla ricerca del senso della vita dove il rapporto con la terra è l’unico modo per tornare alle origini e discernere il vero dal falso. Una scrittura nitida ed essenziale come una poesia, un racconto aspro che non ha paura di frequentare i luoghi oscuri dell’umanità.

 

A Milano nasce l’Italia

Alfio Caruso

Longanesi

Prezzo – 19,90

Pagine – 256


Gennaio 1848. Per protestare contro l’amministrazione austriaca, i milanesi presero un’iniziativa a dir poco sorprendente: decisero di non fumare più. L’obiettivo era chiaro: colpire le entrate erariali provenienti dalla tassa sul tabacco. Nel mese di febbraio, il dissenso raggiunse il palco della Scala: la popolarissima ballerina austriaca Fanny Elssler venne subissata di fischi appena entrata in scena e abbandonò il teatro.
Furono queste le prime avvisaglie dei movimenti che si trasformarono di lì a poche settimane nelle Cinque giornate di Milano. Fra il 18 e il 22 marzo per la prima volta il popolo, la borghesia e la nobiltà combatterono insieme, e furono il massimo esempio di rivoluzione nel segno dell’egalitarismo: non ci furono capi preordinati, ogni strada, ogni quartiere decideva al proprio interno qual era la risoluzione migliore da prendere per scrollarsi di dosso quella che veniva considerata da tutti un’occupazione nemica.
Tra amori extraconiugali, intrighi e voltafaccia, divampa l’epopea delle lotte, delle barricate, dei professori che guidavano l’assalto dei propri studenti, delle alabarde della Scala trasformate in armi, mentre l’odiatissimo feldmaresciallo Radetzky era asserragliato nel Castello Sforzesco. Fino alla ritirata austriaca, che diede spinta alle speranze di tutta la penisola. In un racconto emozionante e ricco di aneddoti inediti, seguiamo le gesta di uomini e donne che dando vita alla rivolta meneghina segnarono l’inizio del Risorgimento italiano.

 

A schema libero

Lou Palanca

Rubbettino

Prezzo – 16,00

Pagine – 238


A partire dai fatti della più lunga rivolta urbana d’Europa, quella che infiammò Reggio Calabria tra il 1970 e il 1971, A schema libero ripercorre le trame oscure che hanno innervato la storia d’Italia nell’ultimo mezzo secolo. Dopo la strana morte – avvenuta in anni recenti – di una dirigente del Comune di Reggio Calabria, prendono avvio il gioco della memoria di un ex uomo dei Servizi e l’inchiesta di una giovane giornalista. Emerge così, sotto una nuova luce, il contesto della rivolta che sancì l’alleanza fra neofascismo, massoneria, ’ndrangheta, apparati di sicurezza deviati e uomini politici. Ma quando ogni tassello sembra aver trovato l’esatta collocazione, e il grande enigma risolto, le ombre del passato tornano ad allungarsi sul presente in un incalzare di pericolose scoperte, omicidi, fughe, torbidi intrecci e registrazioni scottanti. Alle due voci protagoniste si aggiunge infine quella dolente e disincantata del professor Dattilo, appassionato di storia locale, cui spetta il compito di tirare le somme. Un romanzo illuminante, potente, amaro, che compone nello stesso quadro la controstoria di Reggio, della Calabria e dell’Italia intera.

 

Simboli della montagna

Franco Brevini

Mulino

Prezzo – 16,00

Pagine – 256


Tre righe convergenti verso un vertice ed è subito Cervino. Nel gigante delle Alpi Pennine vive la perfezione simmetrica della piramide, il sogno pitagorico del demiurgo, l’impeccabilità di un’equazione geologica.» Questo è un viaggio attraverso l’immaginario della montagna. Per la prima volta il mondo delle vette viene raccontato attraverso i suoi simboli. Sono le rappresentazioni, le icone, le figure, gli emblemi con cui nel corso dei secoli la montagna è venuta rivelando le sue infinite sfaccettature. Si parte dagli animali: l’aquila, lo stambecco e il camoscio, il cervo, espressioni della wilderness. Si prosegue con il Cervino, che esalta la vetta come altezza, slancio, perfezione. E poi lo chalet svizzero, l’Edelweiss, Heidi, fino a giungere all’attrezzo-simbolo della piccozza, emblema di sfida e di ardimento. Dalla letteratura alla pubblicità, dagli stemmi dei club alpini ai canti di montagna, dalla storia alle cronache, uno sguardo esemplare sulla civiltà del verticale.