Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico
di Andrea ValiottoMondadori
Prezzo – 17,50
Pagine – 240
La notte di Natale del 1996 nel canale di Sicilia avvenne quello che, all’epoca, fu il più grande naufragio della storia del Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale. Nel tentativo di raggiungere l’Italia, circa trecento giovani uomini di origine pakistana, indiana e tamil morirono in una «carretta del mare». Il fatto passò quasi completamente sotto silenzio benché un centinaio di superstiti – abbandonati dai trafficanti su una spiaggia del Peloponneso e arrestati dalla polizia greca – l’avessero raccontato nei dettagli. Secondo le autorità italiane, le loro testimonianze non erano attendibili. Se veramente un naufragio di quelle dimensioni fosse avvenuto, sarebbero stati trovati a decine i corpi delle vittime, invece non ne era stato trovato nemmeno uno. Come era possibile? Questo libro racconta, in prima persona, come cinque anni dopo Giovanni Maria Bellu incontrò un pescatore di Portopalo di Capo Passero, Salvo Lupo, che gli rivelò la verità: i cadaveri erano stati trovati, a decine. Ma i pescatori avevano deciso di lasciarli dov’erano. L’avvio di qualsiasi indagine avrebbe significato la chiusura dello spazio di pesca per un tempo indeterminato. Un danno economico enorme. Anche l’Italia ne avrebbe subito uno se si fosse arrestato il percorso del suo ingresso nel sistema di Schengen. A causa dei suoi «confini colabrodo», come li aveva definiti la stampa inglese, era guardata con sospetto. Gli altri Paesi dell’Unione europea temevano che, cadute le frontiere, i «clandestini» avrebbero usato lo Stivale come ponte per sciamare ovunque per l’Europa. Quel gigantesco naufragio, se fosse finito sulle prime pagine dei giornali, sarebbe stato una sanguinosa conferma del sospetto. Così le autorità italiane preferirono girare le spalle. I fantasmi di Portopalo racconta l’inchiesta giornalistica che nel 2001 ricostruì la verità del fatto, fino a individuare e filmare con un robot sottomarino il relitto della «carretta del mare». E svela che le paure di vent’anni fa sono le stesse di oggi. Nel frattempo sono morte annegate nel Mediterraneo tra le ventimila e le trentamila persone. I fantasmi di Portopalo sono diventati i fantasmi dell’Europa.
Il ragazzo cattivo
Einaudi
Prezzo – 21,00
Pagine – 360
In un afoso mattino dell’8 luglio 1895 il tredicenne Robert Coombes accoltella la madre. A sangue freddo. Poi, insieme al fratellino Nathaniel detto Nattie, esce dalla sua casa in uno dei quartieri piú squallidi di Londra per andare ad assistere a una partita di cricket. Alla fine del match i due vagano per i Docks in cerca di John Fox, umile portuale non troppo sveglio, che da tempo frequenta la loro casa prestandosi a lavoretti per la madre, Emily Coombes. Questa, sostengono i ragazzi, è dovuta partire per visitare parenti a Liverpool, mentre il padre è impegnato nell’ennesima traversata atlantica su una nave per il trasporto di bestiame tra Inghilterra e Stati Uniti. Robert e Nattie sono quindi soli a casa, e chiedono a Fox di far loro compagnia. L’uomo si trasferisce nella villetta di Cave Road e passa diversi giorni giocando a carte e dormendo nella sala a piano terra. Non si avventura mai nelle stanze del piano di sopra e non fa domande quando Robert gli chiede di recarsi a impegnare oggetti preziosi in cambio di denaro. Per dieci giorni i due ragazzi vivono abbandonati a loro stessi, fino a quando una vicina e la zia paterna chiedono alla polizia di andare a vedere cosa sta succedendo. L’orribile verità viene a galla: chiuso a chiave nella stanza di Emily si ritrova il suo cadavere in avanzato stato di putrefazione e con evidenti segni di violenza. Interrogato su cosa sia successo, Robert confessa candidamente di averla uccisa con un coltello comprato per l’occasione. Il delitto finisce sulle prime pagine di tutti giornali. Le ipotesi sul ruolo di Fox sono molteplici, mentre per Nattie prevale subito l’interpretazione del piccolo innocente soggiogato dal fratello maggiore. Dalle testimonianze emergono lo squallore della vita quotidiana e le violenze forse inflitte loro dalla madre, ma Robert, che che si mostra sempre sorridente e a proprio agio, viene venduto dai media come un mostro la cui immaginazione morbosa sarebbe stata alimentata dai penny dreadful, romanzetti economici che riempivano le stanze e le teste degli adolescenti inglesi. Robert viene condannato ma finisce in un istituto all’avanguardia detto «il paradiso degli assassini». Qui impara il mestiere di sarto, a giocare a scacchi e a suonare la cornetta conducendo una vita pacifica ed equilibrata. Diciassette anni dopo, di nuovo libero, si trasferirà in Australia e combatterà da eroe nella Prima guerra mondiale. Salvando poi un ragazzino maltrattato dal patrigno e insegnandogli i mestieri Robert sfrutterà appieno la seconda occasione che la vita ha deciso di concedergli. Kate Summerscale segue le piste della realtà come un detective, leggendo giornali e documenti dell’epoca e respirando l’aria dei luoghi frequentati da Robert. Tenendo sempre il lettore dentro la storia e con il fiato sospeso, ci restituisce personaggi in carne e ossa con le proprie ossessioni, paure e battaglie per una vita diversa, una vita migliore.
La troga
Adelphi
Prezzo – 12,00
Pagine – 248
«[Nella Troga] si intravedono tanti di quegli elementi che appartengono alla storia italiana dell’ultimo mezzo secolo che si finisce col leggerlo come se quella storia appunto fosse stata reinventata in una sfera surreale, metafisica: da sogno, da incubo … il lettore ne ha come un senso di sdoppiamento: mentre segue con divertimento il vertiginoso ritmo della vicenda “inverosimile” ne va riscontrando nella memoria i particolari “veri”. Democrazia Cristiana, terrorismo, P2, mafie di ogni sorta, sfascio dell’amministrazione giudiziaria, tangenti: tutta la cronaca della corruzione italiana di questi anni confluisce nel libro, vi si amalgama, vi si esalta: con feroce allegria, con allegra ferocia. E i personaggi hanno a momenti i tratti fisici, il linguaggio, i tic di altri che campagne elettorali, scandali, cronache parlamentari e crisi di governo ci hanno fatto ben conoscere».
Teorema dell’incompletezza
Feltrinelli
Prezzo – 18,00
Pagine – 352
Due fratelli indagano sulla morte del padre, ex operaio Fiat ucciso nel suo bar di Centocelle durante una rapina. A raccontare è il più giovane, che scopre una misteriosa dedica in codice – “Non lasciarmi sola, Clelia1979” – sul retro di una cornice. Si apre così uno spiraglio sul passato insospettabile del padre. Dietro all’immagine del barista ironico e tifoso della Roma emerge uno sconosciuto segnato da segreti e contraddizioni che affondano negli anni della contestazione e della lotta armata. Tito, il primogenito, di quel passato è certo: ha raccolto con scrupolo le prove che dimostrano come il padre abbia sempre fatto la scelta più onorevole, dalla parte dello Stato. Il minore invece, tormentato dai dubbi, si trova a fare i conti con il fantasma del padre, che gli appare in forme e visioni sempre più allucinate per dire la sua storia e mostrare una strada verso la possibile verità sul suo omicidio. I due fratelli – che da anni non si parlano, schierati su versanti ideologici opposti – sono costretti a collaborare, diffidano l’uno dell’altro, si rinfacciano colpe, si passano alcune informazioni ma ne omettono molte altre. Il maggiore, un poliziotto convinto protagonista dei fatti avvenuti alla Diaz e a Bolzaneto, è aiutato dall’accesso a documenti riservati dei servizi segreti attorno agli anni di piombo; il minore ha al suo fianco due amici scalcagnati e irresistibili. E poi c’è Elena, un’hacker che lo accompagna con intuito e rigore matematico nella ricerca dell’assassino, sciogliendo la sua cronica incapacità di decidere e spingendolo oltre l’indolenza e la paura. Per svolte inaspettate, supposizioni e disvelamenti, la domanda “chi ha ucciso il padre?” trascina il lettore in un groviglio di colpe e responsabilità dove, in un crescendo hitchcockiano, sembra impossibile giungere alla verità. E, più che mai, essere in grado di dimostrarla. Valerio Callieri, al suo esordio, dà prova di uno stile personalissimo, ironico e denso, costruendo un romanzo carico di tensione, conflitti, colpi di scena, eppure vivo del desiderio di ridere e amare. Un’indagine che colpisce dritto al cuore dei nostri ieri e dei nostri domani. Abbiamo bisogno di stupidi sorrisi per dimenticare il tempo.
L’ira degli innocenti
Guanda
Prezzo – 19,00
Pagine – 352
Dopo una notte agitata, immerso in incubi post sbornia, l’ispettore Borei Gowda viene chiamato sulla scena di un crimine: un avvocato di successo, il dottor Sanjay Rathore, è stato trovato con il cranio sfondato nella sua lussuosa abitazione. Non ci sono segni di effrazione, quindi probabilmente la vittima conosceva il suo assassino. Parte da qui una complessa indagine che conduce Gowda e i suoi colleghi – compreso il fido sottoispettore Santosh, tornato dopo la violenta aggressione che l’aveva quasi ucciso in un precedente caso – ad investigare nei bassifondi di Bangalore, tra prostituzione minorile, rapimenti e sfruttatori senza scrupoli, cercando legami tra questo mondo orribile e quello luccicante e apparentemente pulito dell’avvocato. Potrebbe esserci un collegamento tra l’omicidio e altri fatti, tra cui il rapimento della piccola Nandita, la figlia dodicenne della domestica di Gowda, o le richieste particolari che riceve la studentessa Rekha dal suo fidanzato? Gowda, uomo dai tanti difetti, ma dotato di grande intuito, in precario equilibrio tra cinismo e dolcezza anche nella vita privata, si troverà a fronteggiare alcuni tra i criminali più subdoli e spietati che abbia mai incontrato, in una corsa contro il tempo per cercare di scovare l’assassino di Rathore e salvare la piccola e quello che resta della sua infanzia.