Prefazione al volume “Il potere disciplinare del datore di lavoro privato”
di Redazione Scarica in PDF
Il potere disciplinare del datore di lavoro colpisce e previene i comportamenti adottati dai lavoratori contrari ai doveri di diligenza e fedeltà. Tale potere, però, dev’essere esercitato nei limiti della legalità e nel rispetto della contrattazione collettiva.
Il volume “Il potere disciplinare del datore di lavoro privato“ di Marco Tuscano, edito da Euroconference, con taglio pratico e operativo, analizza i vari passaggi concernenti l’esercizio del potere disciplinare, fornendo anche utili strumenti pratici (tra cui schede riepilogative, bozze e facsimile).
Per meglio comprendere i contenuti di questa preziosa opera, disponibile sia nel formato ebook sia nel formato cartaceo, pubblichiamo la prefazione, a cura del Prof. Luca Passanante, professore di diritto processuale civile nell’Università degli Studi di Brescia.
“Con piacere ho accettato l’invito a scrivere una breve prefazione a questo prezioso libro, dal taglio prevalentemente pratico, ma con sicuri agganci alla teoria e alla disciplina positiva, con il quale il dott. Marco Tuscano mette a disposizione dei lettori una notevole quantità di informazioni, ragionate e ordinate con intelligenza e perspicacia, al fine di fornire strumenti indispensabili per un esercizio prudente e consapevole del potere disciplinare.
Quest’ultimo, espressione qualificata del più ampio potere di supremazia del datore di lavoro sul lavoratore, deve spiegarsi secondo un procedimento predeterminato e nel rispetto di regole ben definite. Sono – queste – garanzie volte ad impedire che il potere datoriale si traduca in arbitrio o in prevaricazione, comprimendo ben oltre i limiti del consentito i margini di libertà e talvolta la stessa dignità del lavoratore.
Per converso, i vincoli di forma e di contenuto, nonché, più in generale, le garanzie che circondano l’esercizio del potere disciplinare possono, ove non rispettati, tradursi in vere e proprie trappole per il datore di lavoro, il quale, ove irroghi maldestramente le sanzioni, può ben trovarsi convenuto in un giudizio da cui rischia di uscire soccombente.
In definitiva, un uso avventato e non accurato del potere disciplinare può porre il datore di lavoro in una condizione altamente indesiderata almeno sotto un duplice profilo: uno interno, ossia limitato ai rapporti con il singolo lavoratore, ed uno esterno, in grado di interessare e coinvolgere anche altri lavoratori. Per un verso può accadere, infatti, che il lavoratore, impugnando una sanzione male irrogata riesca a liberarsene, ottenendo altresì la condanna del datore alla rifusione delle spese di lite; per altro verso il diffondersi della notizia dell’annullamento o della declaratoria di nullità della sanzione comminata e della condanna del datore al pagamento delle spese processuali al lavoratore sanzionato può seriamente compromettere l’immagine e l’autorevolezza del datore di lavoro, anche di fronte agli altri lavoratori, determinando una perdita di credibilità dell’imprenditore presso i propri dipendenti. In altri termini, punizioni esemplari, se frutto di un cattivo uso del potere disciplinare da parte del datore, possono ritorcersi contro quest’ultimo.
Per queste ragioni, il datore di lavoro e talvolta anche il consulente che lo assiste possono essere indotti ad un certo scetticismo verso l’esercizio del potere disciplinare, proprio per il timore di sbagliare: eventuali errori commessi anche solo nel rispetto del procedimento possono, infatti, rivelarsi fatali e compromettere, ben oltre la singola vicenda, la stessa reputazione del datore.
Sicché, l’ottimo volume che qui si presenta, rivolto in primis ai soggetti che hanno il non facile compito di gestire nella concretezza del quotidiano i rapporti con il personale dipendente, rappresenta uno strumento senz’altro efficace al fine di guidare i datori di lavoro, i responsabili del personale e gli stessi professionisti nell’esercizio del potere disciplinare. Ma esso può anche costituire strumento assai utile al lavoratore o a chi lo assiste per verificare che il potere disciplinare sia stato esercitato nel rispetto delle regole imposte dalla legge, così come interpretata e integrata dalla giurisprudenza, e dalla contrattazione collettiva.
Nell’opera l’Autore, dopo essersi dedicato ad un inquadramento teorico e normativo del tema, con l’opportuna sottolineatura della spiccata rilevanza della fonte giurisprudenziale, offre al lettore una serie di utili e puntuali informazioni, destinate a condurre l’operatore o il professionista nell’esercizio del potere disciplinare attraverso il rispetto delle regole procedimentali, che ne costituiscono, come si è detto, un corollario di garanzia indispensabile.
Lungi dal limitarsi a considerazioni di carattere meramente astratto, il volume si diffonde, infatti, opportunamente su indicazioni e accorgimenti a carattere pratico, che si prestano a tradurre la complessità della disciplina – segnata da un’articolata molteplicità delle fonti – in direttive concrete, agevolmente intellegibili e compendiate in un testo perspicuo e maneggevole. L’Autore si sofferma anche giustamente a sottolineare il carattere interdisciplinare del fenomeno, mettendo in guardia il lettore dal trascurare regole, che, quale che ne sia la sedes materiae, possono assumere piena rilevanza ai fini del corretto esercizio del potere disciplinare e richiamando, di volta in volta, le varie discipline applicabili, incluse quelle derivanti dai vari Ccnl.
Di particolare interesse e utilità risulta anche l’indagine che approfondisce i rapporti, non sempre di immediata evidenza e talvolta equivocati, tra procedimento disciplinare e processo penale, offrendo, anche in tal caso, uno strumento utile a far chiarezza su uno degli aspetti più delicati dell’intera materia.
In definitiva la parte centrale del volume copre, con accuratezza e attenzione, tutti i passaggi procedimentali che vanno dagli aspetti informativi, alle indagini, alla contestazione, fino alle modalità di irrogazione delle di- verse sanzioni disciplinari al lavoratore.
Nella terza ed ultima parte l’Autore opportunamente sposta l’attenzione su quegli aspetti che attengono all’impugnazione delle sanzioni in sede stragiudiziale ed in sede giudiziale. Si tratta di un aspetto particolarmente complesso e delicato, sovente trascurato soprattutto da chi, titolare del potere disciplinare, lo esercita senza piena contezza delle conseguenze che ne possono scaturire.
Gli strumenti a disposizione del lavoratore che invoca la tutela a fronte di un esercizio irrituale del potere disciplinare sono diversi: non solo, infatti, è possibile adire la giurisdizione, ma possono essere anche utilmente intraprese procedure di conciliazione o di arbitrato. Ma l’epilogo ultimo della sanzione disciplinare mal irrogata, tanto più quando si tratta della più grave di esse – il licenziamento –, è destinato ad essere con ogni probabilità il processo, con tutte le conseguenze e le incertezze che esso comporta. Sicché la gestione del contenzioso giudiziale sarà destinata ad essere tanto più efficace per il datore, quanto più questi si sia attenuto scrupolosamente alle regole che governano, a garanzia del lavoratore, l’esercizio del potere disciplinare.
Non essendo il caso di trattenersi ulteriormente sui contenuti del volume, che – per così dire – “parla” da sé, non resta che raccomandarne lo studio o la consultazione al lettore che intenda operare nel settore del potere disciplinare del datore di lavoro con gli strumenti e le informazioni indispensabili per conoscerne limiti, pericoli e potenzialità“.