Pandemia? Allora mi licenzio
di Giulia Bezzi - CEO di SeoSpirito e Founder Progetto Le ROSAEcco, effettivamente, era proprio la cosa giusta da fare: il 77% dei neogenitori che hanno lasciato il lavoro nell’anno della pandemia sono donne. È l’INL a offrirci questo dato: 42.000 dimissioni di genitori da zero a 3 anni.
E sono dimissioni volontarie per l’oltre 94% per neogenitori, che hanno:
- 61% un figlio
- 32% 2 figli
- 7% più di 2 figli.
Ovviamente, incide di più su chi ha figli fino all’anno.
Direte voi: dai, non sono tante le persone, su, in fin dei conti sono solo 42.000. No, certo, detta così, qual è il problema?
Per me il problema è il classico stereotipo che si perpetua e che non genera altro che gap: vorrei interrogare ognuna di quelle donne e chiedere se ha cercato una soluzione per non perdere il proprio lavoro oppure se ha detto la frase fatidica “Dai, senti, tra i due prendi più soldi tu, io sono la mamma rinuncio io”.
Aspettate! Poi, voglio interrogare gli uomini e chiedere quanti di loro hanno detto “Stai scherzando? Troviamo una soluzione per lavorare tutti e due anche in casa, chiedo al mio capo di lavorare su turni, così un po’ tengo io il piccoletto, un po’ tu e ti tieni il lavoro”.
Ditemi la verità: sorriso amaro per tutti.
Questi sono stereotipi e, spesso, nel caso del lavoro e delle donne, sono anche realtà.
Sono sempre quella che racconta alla sua community de LeROSA l’importanza della reazione, del non fare un passo indietro, di non dare per scontato che chi abbiamo davanti sia conscio di quello a cui rinunciamo. A queste neomamme avrei voluto dire: non lo fate, impuntatevi, trovate una soluzione comune, parlate con il vostro datore di lavoro, ma non mollate la vostra indipendenza economica.
Un figlio è per sempre, un marito non è detto (Eurostat ci dice che abbiamo un divorzio e mezzo ogni mille persone).
E, quando, ci saremo immolate in nome della famiglia, perdendo l’opportunità di essere indipendenti, sarà complesso poter decidere altrimenti, rendendo terribile la famiglia anche per l’uomo, se dovesse andare male.
Uomini all’ascolto, è qui che serve tutto il vostro aiuto, perché noi su questo si deve crescere abbastanza: non ci fate fare quel passo indietro. Supportateci per mantenere la nostra libertà, indipendenza e anche uno spazio di realizzazione che non è sempre essere solo mamma. E, anche lo fosse, allora metteteci voi nel conto uno stipendio.
Non è vero che si deve subire un lavoro, ci vuole coraggio a parlare in azienda e trovare soluzioni alternative, perché nessuno dei due perda ciò che si è guadagnato, ci vuole energia a trovare baby sitter che vadano bene per i nostri figli e ci vuole serenità anche nel dire “Scusatemi, mi devo alzare un attimo: mio figlio sta piangendo” in mezzo a una call.
Ma si può fare, si deve fare, perché è un’eccezione; io ho un team di 10 donne: durante la pandemia abbiamo fatto riunioni a orari impossibili, non tutte ma tutte aggiornate, con bimbi in allattamento e altri che passavano dietro di noi a videocamera accesa, idem i nostri mariti e compagni. Certo, non è il top della concentrazione, ma di necessità virtù sempre, e di sicuro ci siamo tutelate il nostro bene prezioso in un mondo capitalista: il nostro lavoro.