28 Ottobre 2021

I licenziamenti nel Decreto Fiscale

di Evangelista Basile

Lo scorso 21 ottobre 2021, il Governo ha emanato il D.L. 146/2021, cd. Decreto Fiscale, con il quale ha prolungato il periodo di fruibilità della Cig COVID e, conseguentemente, quello di divieto dei licenziamenti.

Il blocco dei licenziamenti per motivi economici e organizzativi era già rimasto sostanzialmente immutato fino al 31 ottobre 2021, per le aziende che usufruiscono della Cigd, del Fis o della Cig COVID.

All’articolo 11 del nuovo decreto è, invece, previsto un ulteriore periodo di 13 settimane di Cig speciale-COVID, da usufruire dal 1° ottobre ed entro il 31 dicembre 2021.

Per le aziende, invece, operanti nel settore delle industrie tessili, delle confezioni di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e pelliccia, e delle fabbricazioni di articoli in pelle e simili – quelle per cui il divieto operava sostanzialmente tout court – viene riconosciuto un ulteriore periodo di Cig di 9 settimane, da usufruire sempre entro il 31 dicembre 2021.

Come era già avvenuto con i precedenti decreti, anche in questo caso, ove l’azienda interessata richieda l’utilizzo degli ammortizzatori, non potrà procedere a licenziamenti individuali o collettivi per giustificato motivo oggettivo. Questa volta il tenore letterale della norma dispone che tali preclusioni operano solo per i datori di lavoro che presentano la domanda e per la “durata della fruizione del trattamento di integrazione salariale”. A parere di chi scrive, non sembra che stavolta vi sia spazio per interpretazioni fantasiose: i datori di lavoro che – pur potendo astrattamente farlo – non presentano domanda di integrazione salariale, sono fuori dal blocco dei licenziamenti.

Restano, infine, sempre esclusi dal blocco i licenziamenti per fallimento, cessazione dell’attività e le risoluzioni di rapporto a seguito della stipula di un accordo collettivo aziendale “autorizzatorio”, per il quale è prevista la proroga del riconoscimento della NASpI ai lavoratori aderenti all’intesa sindacale.

Rimane, dunque, ferma la possibilità di procedere ai licenziamenti per le industrie che non accedono ad alcun ammortizzatore.

Nonostante la richiesta dei sindacati fosse quella di estendere il divieto tout court fino al 31 dicembre 2021, data di fine dell’emergenza, il Governo ha avallato, invece, un meccanismo di do ut des, che dovrebbe rendere la restrizione della libertà di iniziativa economica un po’ più in linea con il dettato costituzionale.

Resta, dunque, da capire cosa succederà dopo il 31 dicembre 2021, soprattutto se davvero – come promesso dal Governo – la Legge di Bilancio 2022  dovesse operare la tanto annunciata riforma degli ammortizzatori sociali.

 

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