L’apprendimento esperienziale
di Gianluca CappellatoRoberta Ragazzo
L’Italia si caratterizza per un’evidente schizofrenia legislativa, dimostrata dall’utilizzo indiscriminato di quello che dovrebbe rappresentare uno strumento azionabile solamente in caso di urgenza: il decreto legge.
A questa costante evoluzione, e a volte negazione, di quanto stabilito anche a distanza di poco tempo, quasi si volessero costruire costanti castelli di carta, deve aggiungersi anche, da un lato, la prassi che si occupa di interpretare norme a volte criptiche o scritte male e, dall’altro, la giurisprudenza (sia essa di merito o di legittimità), che rappresenta l’interpretazione ultima delle norme.
Il professionista, quasi come un novello Robinson Crusoe, si trova a volte in difficoltà in quanto, non bisogna dimenticarlo, esercita in uno dei Paesi con la più alta percentuale di burocratizzazione, a prescindere dalle tanto sbandierate semplificazioni e modernizzazioni che nella realtà spesso rappresentano solamente degli slogan elettorali, con conseguenti costanti adempimenti e sovrapposizioni (leggasi il tax day del 16 giugno).
Ecco che allora diventa fondamentale sfruttare appieno il poco tempo che rimane per aggiornarsi, perché nella professione il detto “non si finisce mai di imparare” si accompagna con quello secondo il quale “non si finisce mai di studiare”.
Ma in un contesto di stress, competizione e di una vita moderna (quanto sagge sono le parole di Ernesto Calindri, quando consigliava un noto amaro contro il logorio della vita moderna) diventa difficile riuscire a recepire gli input che ci arrivano.
A questo si aggiunge una convinzione, che nella realtà non è corretta: ormai il nostro cervello è saturo di informazioni e quindi diventa difficile introdurle e cementarne altre.
Al contrario, i bambini hanno un cervello che è una “spugna”, che recepisce tutto quanto gli viene proposto con molta più facilità ed efficienza.
In alti termini, il refrain è che i bambini imparano più in fretta rispetto agli adulti.
La domanda da porsi è perché è così e, quindi, bisogna indagare su quali siano le reali motivazioni e differenze che li facilitano in questo processo.
I bambini per imparare osservano, ripetono, provano, senza schemi fissi e divertendosi. Si dice sempre che fondamentale è interessare i bambini per coinvolgerli e rendere più “leggera” la fase di apprendimento.
Nonostante le esigenze degli adulti siano diverse da quelle dei bambini, è possibile sfruttare una simile capacità di imparare e mettersi in gioco?
Studi scientifici hanno dimostrato che dopo due settimane ricordiamo il 90% di ciò che abbiamo fatto, contro il 30% di ciò che abbiamo ascoltato e il 10% di ciò che abbiamo letto. Questi numeri dimostrano che, se vogliamo davvero imparare e mantenere le conoscenze acquisite, è molto importante sperimentarle, o meglio, avere un ruolo attivo nell’apprendimento.
La formazione esperienziale si occupa esattamente di questo: vivere le esperienze e astrarne il significato. Imparare ad andare in bicicletta attraverso slide, lezioni, e libri è praticamente impossibile. Il modo più immediato ed efficace è quello di provare (fase dell’Esperienza).
Dopo ogni tentativo è però fondamentale riflettere su cosa ci ha permesso di migliorare e quali errori abbiamo commesso (fase della Riflessione). Solo in questo modo il tentativo seguente avrà maggiori possibilità di successo.
Un altro aspetto fondamentale dell’apprendimento esperienziale è la Motivazione. Studiare per le materie preferite a scuola o per l’esame della patente è sicuramente stato molto più facile che impegnarsi per ciò che trovavamo noioso. La motivazione, indipendentemente dal fatto che sia emozionale, intellettuale o relazionale, è fondamentale, perché permette di lasciarsi coinvolgere dall’esperienza, migliorando l’apprendimento sia in termini di quantità sia di qualità.
Riassumendo, quali sono gli elementi che rendono la formazione esperienziale efficace ed efficiente?
- esperienza: studi scientifici dimostrano che le informazioni e le abilità acquisite attraverso la pratica rimangono più a lungo nella nostra memoria;
- riflessione: è fondamentale per trarre significato dall’esperienza vissuta;
- motivazione: l’apprendimento è più efficace e duraturo quanto più si trovano stimoli nel perseguirlo.
Piramide di apprendimento – cosa ricordiamo dopo due settimane?