10 Gennaio 2017

Gli incentivi alle assunzioni: qual è la rotta?

di Roberto Lucarini

 

Il passaggio d’anno porta con sé, storicamente, anche alcune novità sul delicato tema degli incentivi alle nuove assunzioni, ovvero a stabilizzazioni di esistenti contratti temporanei.

La questione è molto “fragile” da maneggiare, e questo il nostro Legislatore lo sa bene; vediamo le principali questioni in ballo, che si fronteggiano come poste su due piatti di una bilancia economica ancora molto traballante:

 

  • su un piatto: taglio al cuneo fiscale/contributivo, anche a mezzo di incentivi all’assunzione, che, seppur non strutturale (questo pare ancora una chimera), potrebbe agevolare parecchio la riduzione del tasso di disoccupazione e innalzare la competitività dei prodotti italiani attraverso la riduzione del costo del lavoro;
  • sull’altro un sistema previdenziale (ma anche tributario, of course) sempre più vorace, alla ricerca spasmodica di entrate per finanziare i flussi correnti in uscita, cosa questa che contrasta necessariamente con ogni forma incentivante, in riduzione, sul peso contributivo.

Giungendo così a San Silvestro, per scelta “meditata” del nostro Legislatore, ci salutano alcuni incentivi che, negli scorsi anni o soltanto in quello passato, hanno trovato un certo utilizzo tra le imprese.

Si pensi alle assunzioni agevolate di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità, ammortizzatore quest’ultimo posto in quiescenza dalla Riforma Monti – Fornero (senza utilizzo dell’APE…) con fine 2016. Oppure al ben conosciuto parziale esonero contributivo (- 40%), biennale, per specifiche assunzioni a tempo indeterminato, per giungere infine al tramonto della contribuzione zero (o quasi, dovendo pagare l’1,61% di NASpI) per assunzioni di apprendisti da parte di aziende con meno di 9 addetti.

Restano invece in pista alcune agevolazioni già in essere da tempo (assunzione di lavoratore in NASpI con incentivo del 20% di tale indennità; assunzione di donne disoccupate, con diverse sfumature tipologiche; assunzione di over 50 anni disoccupati; lavoratori in Cigs), mentre si aggiunge la nuova agevolazione che premia l’assunzione degli stagisti, contenuta nella Legge di Bilancio 2017.

Sinceramente trovo che le politiche incentivanti, poste in essere nel nostro Paese, abbiano sempre avuto una qualificazione piuttosto “umorale”, per non dire “elettorale”, piuttosto che una seria programmazione quantomeno di medio periodo. Da ciò un profluvio di norme e di regole, legate appunto alle agevolazioni, che vanno poi a innestarsi su un quadro assai complesso relativo alle condizioni per la fruizione. Non dimenticate, infatti, la sacrosanta necessità di una sostanziale correttezza della gestione aziendale, che si esplica nella correntezza dei pagamenti previdenziali (leggasi Durc regolare) e nel rispetto delle norme contrattuali e di sicurezza. Per non parlare, inoltre, del rispetto di eventuali precedenze o obblighi all’assunzione. Per arrivare infine, per talune tipologie di incentivi, alla richiesta comunitaria di incremento della base occupazionale, con tutto il suo cervellotico metodo di conteggio mobile e la sua possibile variabilità temporale.

Per concludere, è certamente nostro compito guidare l’azienda, dandole la rotta, verso forme meno costose di rapporti di lavoro; tutto questo è però complicato da un quadro regolamentare complesso, pieno di trappole, che prevede anche la partecipazione attiva dell’Inps, cosa quest’ultima che – passatemi il gioco di parole – funge quasi da disincentivo all’incentivo. Nemmeno una bussola pare salvarci da potenziali rischi.  Ergo: quando mi chiedono circa un’assunzione agevolata non posso dire di esser proprio felice!

 

Buon anno 2017, con quel poco di incentivante che ci rimane…

 

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