Giornalismo: misinformazione, disinformazione e cattiva informazione
di Assunta Corbo - giornalista, autrice e Founder Constructive NetworkNegli ultimi anni il giornalismo viene colpito costantemente da un fenomeno che merita attenzione: l’incremento dei disturbi dell’informazione. Da tempo ci siamo abituati al termine fake news, ma non si tratta solo di questo. Talvolta la definizione di “notizia falsa” viene utilizzata in modo improprio anche per definire contenuti che sono, di fatto, genuini, seppur divulgati fuori contesto o strumentalizzati. Altre volte si tratta di un’etichetta utilizzata per screditare il giornalismo professionale.
Ma cosa sono realmente le fake news?
Si tratta di notizie che si basano su fatti totalmente inventati. Non c’è alcun elemento veritiero o attinente alla realtà in esse.
Provando a fare un passo oltre il territorio delle fake news, riflettiamo sui termini disinformazione, misinformazione e cattiva informazione analizzati dalla studiosa Claire Wardle.
La disinformazione è un contenuto intenzionalmente falso e progettato per causare danni. È motivato da 3 fattori distinti: fare soldi; avere influenza politica, straniera o domestica; causare problemi per il gusto di farlo.
Quando la disinformazione viene condivisa, spesso si trasforma in misinformazione. La misinformazione riguarda sempre contenuti falsi, ma, in questo caso, la persona che condivide non si rende conto che questi sono falsi o fuorvianti. Spesso un pezzo di disinformazione viene raccolto da qualcuno che non si rende conto che è falso e lo condivide con le proprie reti, credendo di essere d’aiuto. La misinformazione è un’informazione fuorviante, imprecisa o completamente falsa che viene diffusa senza l’esplicita intenzione di ingannare. La condivisione della misinformazione è guidata da fattori socio-psicologici. Online, le persone desiderano manifestare la propria personalità e identità. Condividono contenuti per affermare la propria appartenenza a specifici gruppi.
La terza categoria di contenuti di poca qualità è la cattiva informazione. Questa consiste nella circolazione di informazioni basate su fatti realmente accaduti, ma strumentalizzati ad hoc al fine di recare danno a persone, istituzioni o intere comunità.
Wardle ha identificato 7 modi per disinformare:
- link ingannevole: il contenuto proposto differisce dal titolo o dalle immagini;
- contesto ingannevole: le informazioni sono vere, ma vengono inserite all’interno di un contesto falso;
- contenuto manipolato: un articolo che risulta essere reale viene manipolato per trarre in inganno;
- manipolazione della satira: il contenuto satirico viene inconsapevolmente utilizzato per trarre in inganno;
- contenuto fuorviante: l’informazione reale viene utilizzata a scopo ingannevole per inquadrare un problema;
- contenuto ingannatore: un’informazione falsa viene pubblicata da una fonte attendibile;
- contenuto falso al 100%: quando l’informazione è un costrutto concepito artificialmente a fini persuasivi.
Secondo quanto rilevato dalle ultime indagini, i contenuti autentici, seppur riformulati in modo fuorviante, non vengono rilevati dai sistemi di intelligenza artificiale preposti a riconoscere l’informazione di dubbia qualità. Questo è il motivo per cui misinformazione, disinformazione e cattiva informazione sono così diffuse oggi.