Esperienziale: una modalità innovativa e coinvolgente di fare formazione
di Gianluca CappellatoRoberta Ragazzo
Il professionista moderno è una figura che deve interagire in un ambiente dinamico ed evoluto, in cui la velocità di esecuzione, nonché gli input che pervengono, si sono sviluppati in maniera più che esponenziale rispetto a quanto, di norma, l’uomo moderno, in ragione delle sue esperienze, è abituato a recepire.
Questo è dovuto a una sempre maggior multifunzionalità del professionista.
In questo contesto assumono sempre maggior rilevanza e preminenza le caratteristiche proprie del professionista, intese non quali bagaglio e competenze professionali, requisiti che si riconoscono di default, bensì caratteriali intese quali problem solving nonché velocità di reazione.
Nella pratica quotidiana, tuttavia, tali requisiti non si possono, salvo casi rari, possedere in quanto tali, bensì si acquisiscono attraverso l’esperienza.
Ecco che allora, se è vero che la formazione caratteristica, intesa come quella basata sullo studio e la pratica applicata di quanto recepito e compreso, rappresenta sempre un elemento di indubbia rilevanza, soprattutto nel contesto delle professioni intellettuali, un ruolo sempre più rilevante va assumendo quella che nel gergo tecnico si chiama formazione esperienziale.
La formazione esperienziale si caratterizza, lo evidenzia lo stesso aggettivo, per fondarsi sulla componente emozionale.
A differenza della tradizionale formazione d’aula, la formazione esperienziale, caratterizzata dall’apprendimento attraverso le sensazioni e le emozioni, fasi proprie e intime dell’essere umano, è una metodologia più immediata.
L’apprendimento immediato e diretto deriva dal recepimento degli input corretti in una fase, quella in cui il professionista resta senza difese e si propone in quanto ordinario essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti.
L’apprendimento e le conoscenze vengono recepite in una fase motivazionale in cui le difese vengono meno e la nostra mente diviene come una spugna atta a ricevere e a conservare tutti gli input positivi e negativi e si concreta nonché concentra sul comportamento, sul vissuto e sulle abilità dell’individuo.
Questo tipo di formazione mira a sviluppare maggiormente le competenze relazionali e sociali dei liberi professionisti, oggi più che mai necessarie e più che complementari rispetto alle competenze tecnico-professionali date ormai per assodate.
Il modello scientifico utilizzato dalla formazione esperienziale si basa sull’assunto che il processo di apprendimento nell’adulto avviene solo attraverso il “fare”. Con questa modalità i partecipanti ai corsi vivono un’esperienza diretta, che può spaziare dalle pratiche sportive outdoor alle small techniques (semplici esercizi di gruppo) in aula. Dopo l’attività riflettono su di essa e sono accompagnati nella concettualizzazione da un formatore – che si trasforma in un “facilitatore” – al fine di trovarne applicazione pratica nella vita lavorativa e personale quotidiana.
Già diffusa in ambito aziendale, l’esperienziale si adatta perfettamente al mondo dei professionisti.
A questo deve aggiungersi, quale conferma dell’utilità nel contesto della propria professione, nonché plus di indubbi appeal in questo particolare momento, la circostanza che i corsi siano finanziati dai Fondi interprofessionali e riconosciuti dagli Ordini ai fini del raggiungimento dei crediti formativi.
La formazione esperienziale ha il vantaggio di alimentare la capacità di riflettere, garantire l’autodisciplina e rafforzare l’individuale disponibilità all’apprendimento.
Permette un processo educativo nel quale ogni individuo diventa protagonista e attore della propria crescita professionale e umana.
Mettersi in gioco rappresenta un sicuro sviluppo positivo della propria persona, che non può che avere riflessi positivi nella professione, sia in termini personali sia in ragione dei rapporti che si instaurano e si dovranno instaurare con i clienti.