12 Novembre 2020

I colori dell’autunno

di Elena Valcarenghi

Sono nata d’estate, adoro le giornate lunghe e piene di luce ed energia, ma non sono insensibile alla bellezza dell’autunno, talvolta malinconica, un po’ ovattata di nebbia e umidità, ma sorprendente nelle giornate terse di sole, nella pioggia di foglie, nel consolante abbraccio di un fuoco acceso, di una coperta o di una bevanda calda e fumante. Dopo gli eccessi dell’estate questa atmosfera più intima è quasi rassicurante. La luce dell’autunno è bellissima, così morbida e dolce. I colori di questa stagione sono impagabili, così caldi, così variegati eppure mai invadenti, sembrano stringersi e stringerci abbracciandoci. Qui in pianura, quando l’umidità si stende sui campi incolti creando una coltre e il meteo regala un tramonto da fotografia, quella coltre si tinge, quasi sospesa sopra la terra, quasi a voler restituire in forma delicata la potenza di un sole che nascondendosi alla vista invita al ritorno a casa, alla riflessione, agli affetti. Le attendo queste giornate, le trovo molto stimolanti.

È autunno, ma è l’anno del virus, siamo nostro malgrado costretti a cambiare le abitudini, privati di quelle libertà con le quali siamo nati e che fatichiamo ad accantonare anche ammettendo l’utilità del sacrificio. È dura, ma voi sapete cosa penso della resilienza. Almeno ci provo. Capita che come tanti di voi io sia anche un consulente del lavoro e nell’autunno del 2020 non è forse una fortuna.

Non avete voglia di urlare basta? Siamo alla terza stagione delirante e non si vede la fine, siamo stanchi e preoccupati, confusi e disorientati, ma ostinatamente in corsa per non perdere una virgola di quella biblioteca di provvedimenti di vario genere e natura degna, ma solo numericamente, di Alessandria d’Egitto, per poter far fronte agli impegni assunti.

In questo caotico susseguirsi di numeri, pareri, scadenze, mutamenti, richieste, sollecitazioni, dubbi, adempimenti, novità, timori, si perde un po’ l’orientamento, ma siamo professionisti, dobbiamo trovare il modo di uscire da questa centrifuga e operare diligentemente nonostante tutto.

In questo quadro inquietante, nel rispetto del dramma sanitario, ho trovato fantastica l’idea di dipingere l’Italia con i colori dell’autunno. Il verde l’hanno levato, non è di stagione, solo giallo, arancio e rosso, mutevoli nella loro distribuzione, quasi come un letto di foglie cadute, mai uguale, sempre ugualmente bello, una sorta di tableau vivant.

Però, data la stagione più intimista, ho subito pensato, caspita, non è che qui “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (mi riferisco al lavoro)? No, non se ne parla proprio, non voglio che il senso di ciò che faccio sia quello. In fondo esistono anche i sempreverdi e la natura offre vita anche durante l’inverno.

Così vorrei invitarvi a un’a immaginaria festa virtuale dei consulenti del lavoro italiani per colorare nuovamente di verde quella cartina, a resistere attaccati ai rami in attesa di tempi migliori, anche alcune foglie lo fanno, in fondo, e le stagioni si susseguono incessantemente e il verde è il colore della primavera e della rinascita.

Forza e perdonate il tempo rubato nella speranza di avervi strappato un sorriso.

 

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