Attenzione alle donne: è solo per far notizia o è concreta rivoluzione?
di Giulia Bezzi - CEO di SeoSpirito e Founder Progetto Le ROSADalla Procter&Gamble che investe sulle donne per guidare alla ripresa, agli articoli che ci snocciolano statistiche sulle donne in un determinato settore, l’ultima letta è quella sul vino: l’80% delle donne è coinvolta nelle funzioni sales e marketing delle aziende vitivinicole; pare che per le donne sia un momento di grande ribalta nazionale, per lo meno.
Da una parte la cosa mi affascina, specie dedicandoci tutti i giorni delle ore, con la parte Benefit della mia Azienda a dare concretamente supporto per raggiungere l’indipendenza economica al femminile e strutturare un network esente stereotipi di genere. Dall’altra, però, c’è sempre quella sensazione scomoda di chi, proprio perché conosce la situazione di molte donne, la vede un’onda che viene cavalcata perché è cool.
Un po’ ci leggo l’esclusione nell’inclusione: si parla sempre di donne che dirigono, donne che dovranno essere più presenti come laureate in materie stem, donne rampanti che devono fare carriera.
Ehi! Ma tutto il resto delle donne? Già, se non vuoi diventare il Presidente del Consiglio o quello di Confindustria, a te resta il congedo parentale più lungo per l’uomo da convincere a stare a casa a tenere i figli mentre tu vai a lavoro e la possibilità di essere assunta maggiormente per bilanciare l’assenza di donne nell’azienda.
La sto semplificando, forse, ma le vedo le donne della mia community, tante di loro vogliono solo vivere una vita dignitosa con uno stipendio che le faccia campare e lasci del tempo libero, senza stirare e cucinare, facendosi un caffè con le amiche e, attenzione, non sono casalinghe disperate.
Sono persone fantastiche per cui il loro successo sta nella serenità della vita. Com’è che di queste donne non se ne parla? Non fa notizia.
La rivoluzione, quella vera, non è quella di portare tutte le donne nei ruoli apicali, o quanto meno non può essere solo quella. Deve essere affiancata da un cambio culturale dal piccolo: educazione finanziaria, ridistribuzione dei compiti in casa (non solo bambini, ma anche assistenza ai propri genitori, per esempio, siamo un Paese di anziani, ce lo ricordiamo, vero?), educazione digitale per non essere tagliati fuori dal mondo, quantomeno.
Non voglio sputare su questa grande ondata di attenzione sul nostro ruolo marginale, finora, nella costruzione della Società, voglio solo si pensi a chi non vuole dirigere, vuole vivere serenamente.
È sulla massa che si batte il gender gap, perché io che sono già un’imprenditrice non soffro nessun tipo di disparità. È sulla massa che si devono cercare soluzioni culturali che cambino le consuetudini familiari. È rendendo la vita al popolo femminile più serena che il gap sparisce. Per me, questa è concreta rivoluzione. Magari poi farebbe anche notizia, no?
[Credits – Alessia De Gaspari Atipica Photograpy]
22 Ottobre 2021 a 9:56
E’ giustissima l’analisi fatta. Per la maggioranza delle donne è di vitale importanza avere uno stipendio per vivere dignitosamente senza essere appoggiate a nessuno.
La libertà delle donne passa dall’essere economicamente indipendenti.
Margherita cecco
24 Ottobre 2021 a 19:32
Grazie mille Margherita del tuo commento, sì direi proprio che hai riassunto perfettamente ciò che è il mio pensiero. Grazie ancora!
22 Ottobre 2021 a 11:56
Carissima,
finalmente un commento che mi trova pienamente d’accordo. Per quanto mi riguarda sono economicamente indipendente e professionalmente realizzata con attività in proprio di consulente del lavoro e con tutte donne nel mio organico. Da canto mio, essendo anche moglie e madre, ho sempre cercato di trovare i miei tempi e spazi per gestire la famiglia inclusi i nonni, ora anziani e bisognosi di cure e assistenza. Le mie dipendenti sono in gran parte lavoratrici part time proprio per trovare quell’equilibrio fra gestione familiare e indipendenza economica. Io stessa in alcuni casi ho magari rinunciato a un compenso maggiore o ad uno Studio più grande e importante che si occupa di più materie. Abbiamo sensibilità diverse ed esigenze diverse dai maschi ma questo deve rappresentare punti di forza e non di debolezza. Non dobbiamo “essere come i maschi” per venire considerate e anche questa storia che oramai è veramente “cool” di non fare figli per poter stare bene con carriera o successo, pur con tutto il rispetto per le libere scelte, mi mette tristezza.
24 Ottobre 2021 a 19:34
Flavia, che bello questo tuo racconto perché è proprio immagine di un luogo di lavoro inclusivo e comprensivo. Avere pari opportunità significa proprio poter decidere il proprio percorso, non doverne per forza subire uno e da come scrivi, mi pare di capire che tu hai compreso bene ciò che significa. Grazie infinite di questo commento.