8 Settembre 2017

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

Lincoln nel Bardo

Lincoln nel BardoGeorge Saunders

Feltrinelli

Prezzo – 18,50

Pagine – 352


Febbraio 1862, la Guerra Civile è iniziata da un anno, e il Presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln, è alle prese con ciò che sta assumendo i contorni di una catastrofe. Nel frattempo Willie, il figlio prediletto di undici anni, si ammala gravemente e muore. Verrà sepolto a Washington, nel cimitero di Georgetown. A partire da questa scheggia di verità storica – i giornali dell’epoca raccontano che Lincoln si recò nella cripta e aprì la bara per abbracciare il figlio morto –, George Saunders mette in scena un inedito aldilà romanzesco popolato di anime in stallo. Il Bardo del titolo, un riferimento al Libro tibetano dei morti, allude infatti a quello stato intermedio in cui la coscienza è sospesa tra la vita passata e quella futura. È questo il limbo in cui si aggirano moltitudini di creature ancora troppo attaccate all’esistenza precedente come Willie, che non riesce a separarsi dal padre, e il padre, che non riesce a separarsi dal figlio. Accompagnati da tre improbabili guide di ascendenza dantesca, assisteremo allo sconvolgimento nel mondo di queste anime perse per l’arrivo di Willie, che è morto e non lo sa, e di suo padre, che è come morto ma deve vivere per il bene del proprio paese. Ascolteremo le voci – petulanti, nostalgiche, stizzose, accorate – degli spiriti e il controcanto della storia. Leggeremo nei pensieri di Lincoln e nella mente di suo figlio, uniti da un amore che trascende il dolore e il distacco fisico. Il romanzo si svolge in una sola notte, in un territorio dove tutto è possibile, dove la logica convive con l’assurdo, le vicende vere con quelle inventate, dove tragedia e farsa si compendiano in un’unica realtà indifferenziata e contraddittoria. Come si può vivere, amare e compiere grandi imprese, sapendo che tutto finisce nel nulla.

 

La notte ha la mia voce

La notte ha la mia voceAlessandra Sarchi

Einaudi

Prezzo – 16,50

Pagine – 176


Una giovane donna ha perso l’uso delle gambe in seguito a un incidente. Abita un corpo che non le appartiene piú e si sente in esilio dal territorio dei sani. Poi incontra la Donnagatto, e il suo modo di guardare se stessa, e gli altri, cambia. La prima cosa che arriva di Giovanna è la voce: argentina, decisa, sensuale. Fa pensare a qualcuno che avanzi sulle miserie quotidiane come un felino. Ecco perché, fi n da subito, l’io narrante la battezza Donnagatto, sebbene Giovanna sia paralizzata, proprio come lei. Al contrario di lei, però, rivendica il diritto a desiderare ancora, sfidando l’imperfezione del mondo. La Donnagatto nasconde un segreto, e forse ha trovato una persona cui confessarlo, consegnandole la propria storia. Una storia dove è solo apparente il confine tra la condanna e la grazia. «È di libertà che si dovrebbe parlare, quando si parla di corpi. Ma come si fa, se non ce li scegliamo nemmeno alla nascita? I nostri corpi sono già passato, eredità elargita da chi ci ha generato e preceduto nella tirannia combinatoria dei geni».

 

Siate ribelli, praticate gentilezza

Siate ribelli, praticate gentilezzaSaverio Tommasi

Sperling & Kupfer

Prezzo – 16,90

Pagine – 216


«Crescete pure ma rimanete piccole, figlie mie. Fate dispetto a chi vi vorrebbe senza sogni pericolosi.». «Un pilota perde un secondo a giro a ogni figlio che gli nasce» diceva Enzo Ferrari. È una frase bellissima. Significa capire che c’è qualcosa di più importante fuori da sé, e che quando ti nasce un figlio il successo non si misura più con i traguardi con cui l’hai misurato fino a quel momento. I figli sono l’occasione che ti regala la vita di guardarti allo specchio. Tutto quello… che sei, quello in cui credi, quello per cui lotti non sono più solo il tuo modo di stare al mondo, ma si caricano di una nuova responsabilità. Da quando sono arrivate Caterina e Margherita (quattro anni e due scarsi), per Saverio raccontare storie con immagini e parole non è più solo un modo per fare il proprio lavoro. È gettare sul mondo uno sguardo che sarà, almeno inizialmente, anche il loro, è fare scelte di cui a loro più che a chiunque altro dovrà rendere conto. In una lettera alle sue figlie, tra pappe dai colori indecenti e cambi di pannolini in alta quota, terribili gaffe e momenti di grande tenerezza, Saverio affronta i temi che più gli stanno a cuore: la tolleranza, i diritti dei più deboli, la lotta per l’uguaglianza, la denuncia di qualunque forma di razzismo e fascismo, i pericoli della rete.

 

Il codice dello scorpione

il codice dello scorpioneArturo Pérez-Reverte

Rizzoli

Prezzo – 20,00

Pagine – 336


La vita è dura, il paesaggio crudele, e mi limito a rispettare le regole così come, in qualunque momento, qualcuno può rispettarle con me. Nessuno ha mai detto che muoversi per questo fottuto mondo sia facile, né gratuito. E tanto meno in tempi come questi.Nell’autunno spagnolo del 1936, a pochi mesi dall’inizio della guerra civile, la linea di confine che separa gli amici dai nemici è insidiosa e sottile. Ma Lorenzo Falcó, trentasette anni, animo scaltro e scuro e una passione dichiarata per le donne, i bei vestiti e le scarpe di vernice, non ha ideali alti né posizioni da prendere: ex trafficante di armi, avventuriero senza scrupoli, di lavoro fa la spia e si limita a eseguire gli ordini. Con freddezza, precisione. La nuova «faccenda» che lo vede coinvolto, così come la chiama il suo capo, alias l’Ammiraglio, responsabile del nucleo duro dello spionaggio franchista, è tenere le fila di una missione che potrebbe cambiare il corso della storia del Paese. Questa, infatti, è un’Europa turbolenta, questi sono tempi opachi e infiammati; perdere la vita o tradire, per un’idea o per molto meno, non è un’anomalia. Ad Alicante lo aspettano un uomo e due donne, che Falcó non conosce: saranno i suoi compagni di missione, o forse le sue vittime.Violenza, suspense, sogni macchiati di sangue, scontri di potere e un senso malato della lealtà: Pérez-Reverte si muove con maestria tra le ambizioni più nere degli uomini su uno sfondo che intreccia verità storica e finzione, dà vita a un personaggio superbamente affascinante e con raffinata eleganza rintraccia e illumina le pieghe oscure che sostengono le rivoluzioni.

 

Bobi Bazlen – l’ombra di Trieste

Bobi Bazlen – l’ombra di TriesteCristina Battocletti

La nave di Teseo

Prezzo – 19,50

Pagine – 392


Bobi Bazlen (Trieste 1902 – Milano 1965) è stato uno dei maggiori influenzatori della cultura italiana nel Dopoguerra. Fondatore assieme a Luciano Foà di Adelphi, consulente di Einaudi e delle più importanti case editrici italiane, grazie a lui venne scoperto Italo Svevo e pubblicata la letteratura mitteleuropea fino ad allora sconosciuta, tra cui Franz Kafka e Robert Musil. Capace di leggere indifferentemente in tedesco, italiano, inglese e francese indovinava il valore dei libri in base al fatto che avessero “il suono giusto”. Affascinato da oroscopi e mappe astrologiche, aveva una cultura vastissima che si spingeva fino all’antropologia e all’arte primitiva. Di madre ebrea e padre cristiano evangelico, da adulto abbracciò il taoismo e le filosofie orientali. Imprendibile, misterioso, bizzarro anche nel vestiario, è rimasto sempre nell’ombra. Chi era dunque, Roberto, Bobi, Bazlen? Perché ha lasciato fantasmi irrisolti? Perché era amato da tanti, come la poetessa Amelia Rosselli, e avversato da altri, come il regista Pier Paolo Pasolini e lo scrittore Alberto Moravia? Una vita piena di passioni, amicizie profonde e frequentazioni di intellettuali come Elsa Morante, sofferenze, sullo sfondo della grande storia del Novecento. Dalle mattinate passate nella bottega di Umberto Saba, alle correzioni alle poesie del Nobel Eugenio Montale, all’avventura della psicoanalisi, con Edoardo Weiss e Ernst Bernhard, di cui fu uno dei primi pazienti. Questo libro racconta un Bazlen inedito, attraverso lettere mai viste e nuove testimonianze che riportano a Trieste, che lasciò a 33 anni senza farvi (forse) più ritorno.