21 Febbraio 2017

In tema di visite fiscali

di Elena Valcarenghi

Gli organi di stampa hanno riportato nei giorni scorsi la dichiarazione del presidente dell’Inps, Tito Boeri, relativa all’opportunità di uniformare le regole vigenti sulla reperibilità per i controlli dello stato di malattia, estendendo al settore privato quanto previsto per quello pubblico, cioè ampliando dalle 4 attuali a 7 ore giornaliere le fasce orarie nelle quali il lavoratore deve essere reperibile presso il proprio domicilio per consentire la visita di controllo da parte del medico incaricato.

Le considerazioni sono emerse in connessione con la discussione in atto sulla riforma della Pubblica Amministrazione contenuta nel decreto Madia, che prevede che i controlli sui pubblici dipendenti siano effettuati dall’Inps e non più dalle Asl. I dati sulle assenze per malattia diffusi recentemente testimoniano che, nel 2015, sono aumentate rispetto all’anno precedente in misura maggiore nel settore pubblico, così come in tema di assenze per l’assistenza ai disabili pare vi sia un maggior utilizzo nel settore pubblico rispetto a quello privato, con significative differenze tra diversi comparti e il conseguente dubbio di abuso dei diritti da parte dei lavoratori.

L’idea di uniformare le regole ritengo sia positiva se considerata nella direzione di non creare disparità di trattamento tra diverse categorie di lavoratori, ma è opportuno estendere le fasce di reperibilità?

Secondo Boeri, almeno per quel che si è appreso, ciò consentirebbe risparmi non trascurabili anche in termini di gestione dei medici e controlli più efficaci, ma non piace alle parti sindacali.

Ironizzare sulla questione è gioco facile.

Quante volte i clienti si lamentano per le assenze dei lavoratori?

Senza pensar male, l’esperienza dimostra che l’utilizzo improprio e strategico delle certificazioni di malattia non è purtroppo caso isolato, specie perché tende a ripetersi in occasione di “tensioni” nell’ambiente lavorativo e con costanza su determinati soggetti, che, certo, potrebbero essere più cagionevoli di altri, ma non sempre tale stato è palese. Sulle differenze tra settore pubblico e privato, poi, le discussioni sono all’ordine del giorno e persino una manifestazione nazional popolare come il Festival di Sanremo si è spesa per elogiare un pubblico dipendente che della presenza al lavoro ha fatto una bandiera.

Il senso della questione non può però essere questo. I costi delle assenze per malattia sono evidenti, anche solo in termini di organizzazione del lavoro, ma non si può certo negare, almeno nel nostro ordinamento, che la tutela sia essenziale. Il punto è piuttosto che gli abusi avvelenano il sistema, che un diritto male utilizzato si trasforma in un problema da risolvere, che gli errati comportamenti di alcuni penalizzano la categoria intera dei lavoratori.

In termini di organizzazione delle visite fiscali non dubito che l’estensione degli orari possa consentire una migliore organizzazione dei controlli, ma non credo che possa determinare una significativa riduzione degli abusi. Ritengo piuttosto che debba essere spezzato il circolo vizioso per cui i soggetti coinvolti nel processo trovino una soluzione di comodo a situazioni che potrebbero essere affrontate con maggior trasparenza e assunzione di responsabilità, con una cultura del rispetto del diritto quale conquista, con una migliore comprensione delle reciproche esigenze, oltre che dei vincoli.

Vero che il controllo è più facilmente estendibile rispetto alla formazione della cultura del lavoro, ma ciò non rappresenta una soluzione, quanto piuttosto un palliativo, un modo di adeguarsi a una situazione senza scioglierne i nodi e ciò, in termini prospettici, non consente l’eliminazione del problema.

E se poi, invece, le fasce di reperibilità fossero sì uniformate, ma riducendole?

I dati futuri sulle assenze per malattia ci forniranno forse la dimostrazione della bontà dell’idea.

 

Segnaliamo ai lettori che è possibile inviare i propri commenti tramite il form sottostante.

 

Centro Studi Lavoro e Previdenza – Euroconference ti consiglia:

Welfare aziendale e politiche retributive