25 Luglio 2024

L’Enasarco e la pesca miracolosa

di Riccardo Girotto Scarica in PDF

L’ente previdenziale degli agenti di commercio non ha passato sicuramente bei momenti nell’ultimo decennio.

Posto che da gestioni non proprio limpide un ente previdenziale non può certo uscire indenne, Enasarco ha subito, altresì, la mutazione della figura dell’agente, trovandosi obbligato a erogare prestazioni verso soggetti che hanno maturato il diritto in periodi in cui l’attività rappresentava certamente un lavoro ambito, fonte di guadagni apprezzabili; pertanto, il riflesso del gettito oggi dovrebbe essere quantomeno proporzionale, eppure gli attuali conferimenti fotografano un’occupazione dai risultati tutt’altro che rosei.

Negli ultimi anni la professione di agente di commercio si è dimostrata sempre meno appetibile[1], per costi, complessità gestionali e scarso appeal delle case mandanti, sempre più votate allo sviluppo di sistemi di vendita allineati all’attuale scenario tecnologico.

Per tutti questi motivi la figura dell’agente risulta davvero un pezzo d’antiquariato. Oggi i rari avvii, salvo qualche eccezione, palesano redditi ben lontani da quelli dei venditori di un tempo, fatto non certo benaugurante per il futuro dell’ente di settore.

Un primo mite tentativo di rimpolpare le casse della fondazione, peraltro travolta da scandali gestori ben più lancinanti rispetto ai problemi connessi ai conferimenti[2], risale alla fine dello scorso anno, quanto una bozza della Legge di bilancio, poi cassata, prevedeva l’estensione dell’obbligo di versamento per tutte le categorie di operatori riconducibili alle attività di vendita: dai venditori porta a porta, ai propagandisti, ai procacciatori d’affari.

Lungi dal risolvere la questione, la previsione normativa puntava a risanare le casse di un ente in difficoltà, calamitando figure affini già operanti nel mercato, stante la latitanza delle nuove vocazioni, tendendo, altresì, all’emersione di tentativi creativi di aggiramento degli obblighi Enasarco “ordinari”.

Posto che la neutralizzazione della previsione non ne ha consentito misurazioni d’efficacia, sicuramente il problema dei nuovi accessi a una professione che ha perso ogni residua appetibilità, tanto da parte dei potenziali venditori, quanto dei potenziali “mandanti”, dovrebbe mirare alla rincorsa dei nuovi metodi di vendita imposti dal mercato, piuttosto che giustificare un’estensione di campo verso figure da sempre escluse.

Ecco che l’impulso attrattivo dell’ente trova nella giurisprudenza, al momento di merito, la via della rinascita, tralasciando un’infruttuosa rincorsa delle figure che storicamente si avvicinano a quelle dell’agente, puntando piuttosto alle figure che lo sostituiranno, inseguendo quindi i nuovi metodi di vendita e promozione che le aziende (ex mandanti) intendono sfruttare.

Su queste basi gli influencer rappresentano un terreno fertilissimo, trattandosi di soggetti non identificati, quantomeno dal punto di vista lavoristico, tali da comprendere che un vero e proprio inquadramento giuridico sconta solo una questione di tempo.

La sentenza del Tribunale di Roma n. 2615 del 4 marzo 2024, in realtà, non pare poi così coraggiosa, se letta in senso tecnico: si limita, infatti, a confermare la tesi preventivamente espressa da Enasarco in un contenzioso specifico, senza estendere il giudicato alla valutazione sulla reale natura della prestazione, escludendo quindi effetti qualificatori dell’attività degli influencer. Ne deriva, ad esempio, che difficilmente l’Inps potrà insistere sui passaggi del giudice per pretendere l’attrazione alla gestione commercianti, tipica dell’attività di agente. Di fatto un’incompiuta[3].

Il giudice romano, piuttosto, funge da motivatore, fornendo all’Enasarco una prospettiva vivace, utile a puntare il mirino verso personal shopper, opinion leader, sistemi di vendita dell’AI e tutti i players che traggono il proprio reddito dai risultati della vendita, dematerializzando l’obsoleta attività di agenzia e rappresentanza.

La strategia dell’inseguimento delle tendenze del mercato per incrementare la cassa non può che conferire un po’ di dinamicità a un ente che pareva assonnato, nonché, come gli altri enti devitalizzati, destinato all’oblio, all’ospizio della previdenza, inghiottito nel mare nostrum del SuperInps.

Dopo aver gettato la rete più volte senza pescare nulla, il Tribunale di Roma segnala che si tratta solo di lato errato, così, sfruttando la parte giusta, le prossime pescate potranno offrire a Enasarco risultati decisamente più ghiotti.

 

[1] Tra pensionamenti e crisi di vocazioni il calo degli ultimi anni è di circa 4.000 unità l’anno: fonte Confcommercio Fnaarc giugno 2024.

[2] Da ricordare le questioni commissariamento del 2006 e 2021.

[3] La questione della prevalenza, ad esempio, secondo il GL di Roma pare ininfluente.

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