29 Gennaio 2016

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

 

La globalizzazione e la fine del sociale

Touraine Alain

Il Saggiatore

Prezzo – 22,00

Pagine – 285


C’è stato un tempo, nei primi secoli della nostra modernità, in cui ragionavamo in termini politici: pensavamo e descrivevamo il mondo in base alle categorie di ordine e disordine, potere e Stato, Repubblica e popolo. Dopo la rivoluzione industriale abbiamo sostituito le categorie politiche con quelle socioeconomiche di classe e ricchezza, borghesia e proletariato, sindacati e scioperi, disuguaglianza e redistribuzione. Oggi, invece, decenni di globalizzazione hanno imposto criteri quasi esclusivamente economici che hanno portato al trionfo di un individualismo disgregatore. I sintomi si leggono ovunque: nella guerra, che ha perso il suo significato politico o sociale, nelle ondate di irrazionalismo, nell’aggravarsi delle disparità di reddito, nella crisi degli individui, pieni di problemi e impossibilitati ad affidarsi, per risolverli, alle tradizionali istituzioni civili e giuridiche. Aleggia la sensazione che il vecchio mondo sia andato in frantumi e che niente possa sostituirlo. Per sfuggire all’immagine di un mondo come prigione e alla sensazione angosciante della totale perdita di significato, si avverte il bisogno di nuove categorie, categorie non più sociali ma culturali, perché è in questi termini che i cittadini di oggi costruiscono le proprie identità: sulle particolarità sessuali, etniche, religiose, laiche o ecologiste. Ci poniamo domande che un tempo sembravano incongrue: sono felice? Faccio davvero ciò che mi piace? Sono certo di sapere se in questo momento si stanno verificando eventi intollerabili o se viene perpetrata un’ingiustizia? Alain Touraine analizza il processo di disgregazione che ha spezzato i cardini su cui poggiavano le nostre identità e le nostre lotte, e si immerge nelle domande quotidiane dell’esistenza contemporanea. Fino a disegnare un nuovo paradigma, fondato sul soggetto e sui «diritti culturali», nell’ambito del quale le donne e le minoranze schiacciate possano finalmente ricoprire il ruolo sociale che spetta loro. In queste pagine ci viene fornito uno strumento utile per la costruzione di argini e difese, per l’elaborazione di un pensiero critico pertinente e soprattutto per la nascita di nuovi movimenti di liberazione nel mondo globalizzato dove, che lo vogliamo o no, ci troviamo a vivere.

 

immunit-e-vaccini.jpgAlberto Mantovani

Mondadori

Prezzo – 18

Pagine – 152


«Cinque vite salvate nel mondo ogni minuto, 7200 ogni giorno, 25 milioni di morti evitati entro il 2020. I vaccini sono l’intervento medico a basso costo che più di tutti ha cambiato la nostra salute, e costituiscono la migliore assicurazione sulla vita dell’umanità», eppure negli ultimi anni è sensibilmente aumentato il numero dei genitori che decidono di non vaccinare i propri figli, una scelta condizionata dalla diffusione di voci incontrollate su un presunto legame tra questo fondamentale strumento di tutela della salute e l’insorgenza di alcune gravi malattie. E le paure e i pregiudizi non sono scomparsi neppure dopo che la comunità medica ha categoricamente smentito tali «leggende». Ma i vaccini sono davvero pericolosi? Alberto Mantovani, uno dei più noti immunologi in campo internazionale, spiega in modo chiaro e accessibile come funziona il nostro sistema immunitario e cosa succede quando ci vacciniamo, facendo un bilancio dei rischi (più che modesti) e dei benefici (enormi). Senza le campagne vaccinali dell’ultimo secolo, infatti, saremmo ancora esposti a flagelli come il vaiolo e la poliomielite, e a tutte quelle malattie comunemente considerate «innocue», come il morbillo o la parotite, che possono invece essere causa di gravi complicanze, di danni permanenti o, addirittura, di morte. Riguardo, poi, alla sicurezza dei vaccini oggi disponibili, i dati statistici parlano chiaro, ed è sulla base di queste informazioni – e non di semplici suggestioni – che si dovrebbe ragionare su un argomento tanto importante per la salute su scala globale. Decidere di vaccinare o meno i propri figli è infatti una scelta che non riguarda unicamente la salute del singolo individuo bensì quella dell’intera collettività, perché soltanto quando la copertura vaccinale raggiunge una certa soglia le malattie possono essere debellate e la loro diffusione efficacemente contrastata. Sottoporsi alla vaccinazione, quindi, è anche un gesto di concreta solidarietà nei confronti dei soggetti più deboli e di tutti coloro che non possono farlo per motivi medici. Inoltre, i passi da gigante fatti negli ultimi anni dalla ricerca in campo immunologico stanno aprendo, annuncia Mantovani, nuove e straordinarie prospettive. La scoperta che il funzionamento delle nostre difese immunitarie incide sulla comparsa e sull’andamento di molte patologie, prime fra tutte quelle oncologiche, prefigura un uso delle vaccinazioni non più solo preventivo ma propriamente terapeutico, rendendo tutt’altro che fantascientifica l’ipotesi di un impiego dei vaccini anche nella lotta contro il cancro, la malattia che continua a farci più paura.

 

revenant.jpgRevenant

Michael Punke

Einaudi

Prezzo – 20

pagine – 304


 

Questa è la storia vera di Hugh Glass. Di come è stato abbandonato da compagni che credeva amici e invece erano traditori. Di come è sfuggito alla morte quando tutti lo pensavano spacciato. Di come è sopravvissuto a un’odissea di tremila miglia nell’immensità ostile della Frontiera americana. Questa è una storia di salvezza e avventura, di ferocia e redenzione. Questa è la storia di una vendetta.

 

morire-in-primavera.jpgMorire in primavera

Ralf Rothmann

Neri Pozza

Prezzo – 16

Pagine – 208


Nel tardo inverno del 1945, nella Germania del nord, Walter e Fiete, diciassette anni ciascuno, lavorano come mungitori in un podere dal magnifico stemma con un cavallo nero sotto due falci incrociate. Il podere mostra tutti i segni della guerra. Lo stemma giace a terra in giardino, le travi della torre dell’orologio si ergono carbonizzate nel cielo, il portico è storto e danneggiato dopo un attacco dei caccia. «Il soldato Ivan è già sull’Oder», sussurrano le donne e sperano che quell’ultimo sussulto di guerra non si porti via, dopo gli uomini, anche i ragazzini del podere, come Walter e Fiete, mungitori dalla faccia pulita. Walter pensa che non lo spediranno mai al fronte. Sparava storto già nella Gioventú Hitleriana, ha gli occhi che non vanno, munge mucche, fa un lavoro che qualcuno deve pur fare. Inoltre, deve ancora finire di brigare con Elizabeth, la ragazza che fuma come una ciminiera e, con le sue sopracciglia, i riccioli neri e una sfrontatezza senza pari, sembra una zingara. Fiete, il suo amico piú caro, ha il volto scarno, la carnagione imberbe, le ciglia lunghe e ricce e, se chiude gli occhi pesti, pare una ragazza. Quando beve, anziché dire «Heil Hitler», dice «Drei Liter». Ha già la fidanzata: Ortrud, dalle labbra rosse come nessuna. Insomma, è tutto fuorché un soldatino di piombo pronto a difendere l’onore della grande Germania. A una festa, però, lungo il canale, tra barili di birra e un’orchestrina di otto elementi, compaiono anche le Waffen-SS, con le loro divise grigioverdi pulite, stivali lustri e un invito cui nessuno può sottrarsi, pena ritrovarsi un cappio attorno al collo: arruolarsi per sancire la fedeltà al Führer, al popolo, alla patria e alla fede incrollabile nella vittoria! Walter e Fiete si ritrovano cosí in Ungheria. Walter a trasportare rifornimenti per le truppe e Fiete nell’orrore del fronte. Fiete rimedia una scheggia sotto la clavicola, viene curato alla meglio e rispedito in prima linea, dove gli ufficiali tirano le bombe a mano sui talloni dei loro stessi uomini per riuscire a mandarli all’attacco. In un giorno di primavera, Walter apprende che Fiete non ha resistito all’orrore: ha disertato, è stato riacciuffato, sprangato e chiuso a chiave proprio nella cantina della sua camerata. L’indomani tocca proprio alla sua camerata l’onore di «rispedire al mittente», davanti a un plotone d’esecuzione, il giovane amico. Salutata in Germania come una delle opere piú importanti della narrativa tedesca contemporanea, capace di inaugurare finalmente «l’era post-Günther Grass» (Die Zeit), Morire in primavera è piú di un libro sulla guerra e sulla follia nazista. È un romanzo in cui l’innocenza e la colpa, la libertà e il destino, l’amicizia e il tradimento sono chiamati a raccolta in una prosa limpida e controllata che colpisce al cuore.

 

storie-di-oligarchi.jpgStorie di oligarchi. Saggio di storia parziale

Jules Isaac

Sellerio

Prezzo – 14

Pagine – 392


 

Un libro di storia scritto «alla macchia» nel 1942, durante l’occupazione tedesca della Francia, da un professore ebreo, mentre le donne della sua famiglia morivano ad Auschwitz. Un brillante esempio di storia allusiva, in cui l’Atene classica si fa «viva metafora del presente». «All’origine della guerra – o del seguito di guerre – che insanguinò il mondo greco per quasi trent’anni, e che la Storia chiama guerra del Peloponneso, vi fu un turbinio davvero notevole di passioni, tanto più violente perché a lungo frenate: mille forme diverse di gelosia, d’invidia e d’odio, ma tra tutte e che tutte superava in virulenza, gli odi partigiani, in ciascuna città il partito preso – senza pietà – pro o contro la democrazia. Il duello tra Sparta e Atene aveva al più alto grado questo senso passionale, giacché Sparta era, nella sua rudezza, l’incarnazione perfetta dell’ideale oligarchico, Atene dell’ideale democratico, al quale il suo splendore accordava un fascino senza pari».