18 Novembre 2022

Loss and damage, la finanza climatica a COP 27

di Sabrina Lorenzoni - BioEcologa Green Blogger

In Egitto, a Sharm El-Sheikh è in corso la ventisettesima Conferenza delle Parti, COP 27. Questo articolo è online l’ultimo giorno dedicato al summit internazionale e tutti stiamo aspettando risultati concreti.

Uno dei principali temi di questo appuntamento riguarda il Loss and Damage. Dopo anni di vertici internazionali, questo è il primo nel quale nell’agenda ufficiale dei lavori di una COP è presente la voce Loss and Damage. Un primo traguardo importante, perché, se la voce è in agenda, se ne deve parlare. Vedremo poi a quali conclusioni si arriverà.

Il Loss and Damage prevede delle somme in denaro da versare da parte degli Stati che hanno un impatto maggiore sul clima che cambia, soprattutto gli Stati del Nord del mondo, verso gli Stati del Sud del mondo, quelli che inquinano meno ma che stanno già pagando prezzi altissimi a proposito di cambiamento climatico.

L’obiettivo che gli Stati partecipanti a COP15 si erano posti da raggiungere entro il 2020 non è stato raggiunto: 100 miliardi di dollari annui. Ora si guarda al 2025 per fissare nuovi obiettivi.

Secondo gli inviati di Italian Climate Network, la nuova proposta economica è di un bilione di dollari l’anno a livello mondiale da versare entro il 2030 verso i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo.

Una volta stabilita e versata la cifra, come si dovrebbe spendere questo denaro? 

Gli interventi dei Paesi presenti a COP 27, riportati dai bollettini quotidiani di Italian Climate Network, hanno indicato che la via da seguire resta quella dettata dagli obiettivi degli SDGs, noti come i 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

In particolare, il denaro dovrebbe essere impiegato verso 3 grandi macro-aree:

  1. aiutare la transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo, puntando subito su energie pulite e rinnovabili;
  1. imparare a rispondere al cambiamento climatico attraverso la resilienza. Ci sono 20 Stati al mondo, chiamati V20, definiti come i Paesi vulnerabili, i più toccati dal clima che cambia. In questi Paesi, le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici riguardano circa il 20% del PIL delle loro economie. Tra i Paesi V20, numerosi si affacciano sulle coste di mari e oceani, molte sono isole che hanno già sperimentato l’innalzamento del livello del mare, il problema delle alluvioni e della siccità, oltre al grave rischio di essere costretti a migrare a causa del clima;
  1. investire nella conservazione delle risorse naturali e nell’agricoltura sostenibile. La sicurezza alimentare è un punto essenziale da considerare.

Il tema principale delle perdite e danni viene affrontato insieme a quello dei diritti umani e della giustizia climatica. 

Per uno sviluppo più equo e sostenibile per tutti i Paesi del mondo, occorre investire bene il denaro a disposizione. Gli investimenti nel settore della finanza climatica dovranno tenere conto del concetto di sviluppo sostenibile e del raggiungimento dei 17 Obiettivi posti dall’Agenda 2030. 

Per approfondire questi concetti, ti invito a leggere il post sul blog de LeROSA Cosa significa sviluppo sostenibile?

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