La pubblicazione del decreto fantasma
di Riccardo Girotto
La detassazione diventa strutturale, potrebbero variare aliquota o limiti, ma la misura fino all’eventuale abrogazione sarà tra noi, grazie all’agognata pubblicazione del 16 maggio scorso nell’area pubblicità legale del sito del Ministero del Lavoro.
L’ultimo passaggio utile all’applicazione della soluzione agevolativa infatti si è appisolato per qualche mese alla Corte dei Conti. Tutti hanno preso visione del Decreto interministeriale, tutti dal 25 marzo hanno iniziato a studiarlo. Nessuno fino a ieri, neanche l’imprenditore più intraprendente, ha potuto applicarlo con cognizione di causa, pur pressato da dipendenti, sigle sindacali e altri operatori che ritenevano, a torto, l’istituto pienamente applicabile.
Certo, imprenditori impavidi che hanno affrontato il sistema detassazione anche in assenza di pubblicazione ci saranno stati comunque, ma non possiamo non evidenziare i limiti di una misura che doveva ritenersi operativa per il 2016 e solo oggi ha trovato il suo completamento.
Poco male, questo Decreto sarà per sempre. Quindi, stando ai fatti, la sofferenza di quest’anno verrà alleviata dalla garanzia che ciò che impareremo a conoscere potrà applicarsi tale e quale in via definitiva. Detta certezza permetterà di affrontare le trattative sindacali in modo più disteso, con maggiore certezza e con la sicurezza tipica di chi sa che oltre chiari limiti la contesa non si potrà spingere.
Sulla scorta di una misura comunque già conosciuta a gennaio 2016, anche se non applicabile, alcune illuminate aziende hanno predisposto e sottoscritto piattaforme dedicate ai premi aziendali, individuando criteri e indici variabili coerenti con gli intendimenti del Legislatore. Ovviamente queste intese, pur pienamente valide, per tradursi in reale detassazione dovranno risultare depositate presso la Direzione Territoriale del Lavoro competente attraverso la procedura telematica predisposta (www.cliclavoro.gov.it).
Permangono seri dubbi applicativi inerenti alla possibile opzione da parte del lavoratore verso i piani di welfare in alternativa alle somme detassate. Non è chiaro, infatti, se questa sia una scelta vincolabile tramite gli accordi di secondo livello oppure sempre possibile, in quanto legittimata dal testo di Legge.
Dai corridoi ministeriali sfugge qualche indiscrezione che pare assistere la prima ipotesi, stimolando azioni di contenimento da realizzarsi tramite contratti collettivi che individuino precisi pacchetti welfare a favore dei dipendenti, ma anche precisi e stringenti tempi per esercitare le opzioni.
In assenza di queste previsioni il rischio è esporre ogni azienda alla mercé delle diverse esigenze dei lavoratori, i quali, scegliendo le soluzioni di welfare più adatte alle esigenze di ciascuno, costringerebbero la parte datoriale a implementare complesse gestioni amministrative riferite a tutti i possibili servizi previsti dal Tuir.
Una gestione infernale della misura che pare comunque giustificata,
del resto il sistema di detassazione mica rientra nel Decreto Semplificazioni?