Registro delle imprese virtuose
di Giulia Bezzi - CEO di SeoSpirito e Founder Progetto Le ROSANiente, mi tocca esultare in questo periodo, un po’ di sano patriottismo per la mia Regione: nasce il Registro delle imprese virtuose in Veneto. Ma solo perché puntiamo i fari sulla difficoltà delle donne una volta di più. E non è la prima Regione a farlo.
“Con esso si stanziano 100.000 euro come premio per le Aziende che aiutano e favoriscono il lavoro delle donne, oltre a premiare campagne a sostegno dell’occupazione femminile”, riporta il Daily.
Le aziende virtuose vengono inserite in questo registro e raccontano tutto ciò che fanno per ridurre il divario di genere e solo così si potranno avere premi in denaro.
Si parla di un inizio: 100.000 euro, capite? A me queste cose, perdonatemi, mi mettono a disagio, non riesco a pensare che si stia facendo del bene davvero.
Se penso che da Ansa si legge “l’emendamento della Giunta ha raddoppiato quanto inizialmente previsto dai presentatori” mi chiedo se i presentatori avessero preso lo spritz in Piazza Bra prima di andare in Giunta.
Le aziende in Veneto, al 31 marzo 2021, erano 427.000 e rotti, ora utilizziamo Pareto, che ci aiuta sempre a ricordarci quanto è dura nel mondo e prendiamo di queste il 20% di aziende virtuose: 85.000 e rotti (facciamo cifre tonde per comodità).
Prendiamo ora i 100.000 € per iniziare e dividiamoli: 1.176 € a Imprese in premi.
E l’azienda nel Registro dovrà rendersi trasparente, anche solo per “avere benefici reputazionali”:
- dati d’occupazione;
- inquadramento;
- retribuzione e formazione dipendenti;
- interventi attuati per attenuare il divario di genere.
In Piemonte, la legge prevede “una riduzione del 50 per cento dell’aliquota dell’Irap nel caso di nuove assunzioni di donne lavoratrici per il triennio successivo alla data di sottoscrizione dei relativi contratti di lavoro” (Art.5. Legge Regionale n.11, 2021).
Chissà, adesso, appena trovo il testo di legge, mi ricrederò, ma la trovo l’ennesima presa per i fondelli. Ma perché un’azienda dovrebbe sentirsi incentivata ad assumerci? Ditemelo per favore perché non ci arrivo.
Avremo anche lo Sportello Donna, che, effettivamente, serviva perché non bastano le millemila Associazioni e Società, come la mia, che si alzano la mattina e tirano le donne per i capelli per tirarle fuori dalla tristezza e cercano di fare l’impossibile per favorire la loro serenità economica.
Lo so, dovrei essere felice, “l’importante è che se ne parli”, ai primi del ‘900 stavamo in piedi dietro nostro Signor Marito ad attendere che lui finisse di mangiare prima di poterci sedere a finire i rimasugli.
Non lo voglio il contentino e la sensibilizzazione, nel 2022, voglio che ci si svegli rapide per prime, si smetta di ripetere a oltranza gli stereotipi culturali che ci vedono protagoniste. Domani saremo le classe povera in pensione, l’inflazione ha galoppato, quelle che ora lavorano prendendo pane e salame al mese, domani non avranno una pensione che si rispetti e, oggi, non hanno i soldi per crearsi quella integrativa, lo vogliamo capire?
Sono stanca di vedere azioni di “rewashing” in materia di gender gap, io continuo a muovermi come sto facendo:
- muovendo le donne a cercarsela da sole l’indipendenza economica;
- lavorando per abbattere i nostri stereotipi culturali;
- coinvolgendo uomini nel nostro processo di cambiamento.
Non ho bisogno di un altro Sportello Donna né di avere benefici reputazionali “per una pipa di tabacco”, anche fosse comprensiva del 50% di riduzione Irap.
Datemi un motivo per credere sia una cosa buona questa, perché per noi e il nostro gender gap salariale, mi spiace, non la vedo proprio.