14 Maggio 2021

Consulenze fonografiche

di Michele Donati

Buon compleanno Elvis

Luciano Ligabue

Warner Music Italy

1995

Dopo alcune puntate di questo spazio consulenziale fonografico, sembrava giusto fare un salto indietro; la musica, e più in generale l’arte e la cultura, si concretizzano, nel presente, in forme che raccontano (e a volte precorrono), i tempi.

Al tempo stesso, però, a volte è bene tornare alle radici dell’albero, alla fonte, dalla quale si è partiti.

Inauguriamo idealmente uno spazio per parlare periodicamente di Dischi più datati, e che sono diventati nel tempo pietre miliari, a modo loro e nel proprio ambito di interesse.

Iniziamo questo ideale viaggio nel tempo salendo su di un’ipotetica Delorean, e puntando la data sul display al 21 settembre 1995, giorno nel quale viene pubblicato il disco Buon compleanno Elvis.

All’epoca dei fatti, Luciano Ligabue era un cantautore dalle spiccate venature rock, che, muovendo i primi passi musicali nella pianura padana, e segnatamente nell’interland di Reggio Emilia a fine anni Ottanta, aveva già alle spalle un nutrito seguito di fan e un successo in costante e rapida ascesa.

La produzione musicale del Liga annoverava già 3 fatiche in studio di incisione (Ligabue, del 1990; Rose coltelli Lambrusco e Pop Corn, del 1991; Sopravvissuti e Sopravviventi, del 1993), che avevano rappresentato per il cantautore di Correggio già un’ottima linfa per alimentare una serie infinita di concerti per tutto lo stivale italico e non solo (e con ottimo seguito di pubblico), sebbene le platee fossero, per la maggior parte dei casi, le più varie e disparate, e in genere comprese nell’ordine di grandezza di piazze, teatri e palazzetti.

Con Buon compleanno Elvis, specie grazie a un brano in particolare incluso nel disco, Ligabue stava per trasformarsi da eroe di culto, a vera e propria icona del rock Italiano, intendendo con tale locuzione quella fetta di musica che strizza l’occhio alle chitarre elettriche e, in genere, alle sonorità di oltreoceano, passando quindi da palazzetti a stadi e spazi decisamente più grandi.

Come ogni disco di passaggio che si rispetti, anche Buon compleanno Elvis, presenta segnali premonitori (la scelta di cambiare la band storica che aveva accompagnato Luciano nei primi dischi e nell’annessa fase della sua carriera artistica), e ha un’equa distribuzione di brani epici e canzoni che richiamano alla scrittura ruvida e genuina degli esordi (nonché all’annessa dimensione, dalla quale ci si sarebbe scostati a seguito del successo folgorante del disco).

Il nome del disco rimanda al re del rock per antonomasia, Elvis Presley, citato nella canzone che dà il titolo all’album, e in Un figlio di nome Elvis; non distante dai cliché appena descritti anche La forza della banda, un omaggio ai grandi del rock, da Hendrix a Janis Joplin.

L’apertura dell’album spetta, invece, a un brano che all’epoca girò spesso in radio, Vivo morto o X, che è un grido di denuncia dello stile di vita proprio della provincia (specie negli anni Novanta), dove tutte è incasellato verso un iter prestabilito (nascita – crescita – miliare – matrimonio – spesa – e via andare).

Il secondo brano che si incontra è Seduto in riva al fosso; riascoltare oggi questo brano dà la cifra di quanto avesse precorso all’epoca i tempi, in tema di voglia di fuggire da un quotidiano sempre più frenetico e già allora caratterizzato da un uso distorto dei telefonini.

Hai un momento Dio affronta il tema della religiosità e della presenza percepita del divino.

C’è poi spazio per un bizzarro blues di rane (Rane a Rubiera blues), che presenta appunto il gracidare di rane su di un tappeto di chitarra acustica.

Tralasciamo per ora il brano numero 7 e passiamo al successivo Viva, canzone d’amore diretta e senza orpelli, alla quale segue I ragazzi sono in giro.

Quella che non sei tocca il delicato tema della femminilità e dell’accettazione, mentre la successiva Non dovete badare al cantante riporta agli echi del primo Ligabue, che con leggerezza e con una veste sonora dolce e acustica va a ironizzare sulla figura del cantante, sempre in bilico tra l’eccesso di mitizzazione e di critica subita.

La penultima traccia, Il cielo è vuoto il cielo è pieno, rappresenta una delle canzoni negli anni diventate più di culto dell’intero disco, specie tra gli amanti del Liga, e parla di come non sempre sia facile avere la consapevolezza che c’è un cielo, perché è necessario fare i conti in maniera incalzante con gli aspetti terreni del quotidiano.

Chiude il disco una gemma dal titolo Leggero, ballad notturna che in qualche modo, almeno per gli estimatori del primo romantico Liga, è il commiato da questa porzione della carriera musicale del cantautore di Correggio e dallo stile che l’ha caratterizzata.

Abbiamo volutamente lasciato per ultima una canzone che ha fatto epoca, e alla quale, di fatto, Buon compleanno Elvis deve gran parte della sua fortuna; più correttamente, è forse opportuno ammettere che l’intera carriera artistica di Luciano Ligabue deve parecchio a questo brano, che è patrimonio dell’immaginario collettivo popolare italiano.

Stiamo parlando di Certe notti; non c’è bisogno di parlare del brano o di spiegare che cosa racconta e di cosa tratta. Come accade a canzoni come questa, finisce per prendere il sopravvento la sfera sensoriale ed emozionale, che porta a ricollegare questo brano al periodo della vita di ciascuno che l’ha avuto come colonna sonora.

Doc Brown e Marty Mc Fly sono pronti per tornare nel 2021 dopo essere stati al Bar Mario.

Buon ascolto