15 Gennaio 2021

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

Grande guerra, piccoli generali – Una cronaca feroce della Prima guerra mondiale

Lorenzo Del Boca

Utet

Prezzo – 14,00

Pagine – 208

Alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, i più immorali pensavano soltanto di ricavare dei guadagni per potersi adeguatamente arricchire. Gli idealisti, invece, credevano di offrire all’Italia l’opportunità di conquistare peso e prestigio internazionale, in modo da restituirle quel ruolo che vagheggiavano, ma che, dopo i fasti della Roma dei Cesari, era rimasto incartato nei libri della storia classica. Negli ultimi dieci anni, prima di quel 1914, i soldati erano cresciuti alle direttive del generale Paolo Spingardi, ottimo oratore parlamentare, e del generale Alberto Pollio, ottimo scrittore. L’uno e l’altro – con tutto lo stato maggiore – coltivavano il mito di Napoleone, del quale leggevano con avidità biografie, recensioni, commenti strategici e valutazioni tattiche. Anche culturalmente, gli ufficiali erano rimasti con i piedi e con la testa nelle pastoie del secolo precedente. Come se il tempo fosse trascorso senza lasciare traccia. Al momento dell’entrata in guerra, l’esercito italiano venne affidato a Luigi Cadorna, che, se avesse ottenuto risultati proporzionali alla sua presunzione, avrebbe conquistato il globo terracqueo. I guai maggiori di chi combatteva per l’Italia vennero dagli stessi italiani, che dimostrarono di non aver maturato alcuna idea e che, tuttavia, a quel nulla si aggrapparono con convinzioni incrollabili. Si armarono di ordini assurdi. Pretesero di mandare le truppe all’assalto anche quando ogni logica l’avrebbe sconsigliato. Insistettero nello sfidare le leggi della fisica per fortificare posizioni insostenibili. Per ottenere un’obbedienza supina, fucilarono quelli che apparvero più riottosi o anche solo meno pronti a sacrificarsi. Instaurarono un regime di oppressione che sarebbe risultato odioso per una qualunque dittatura, pur spietata. E provocarono la morte di un numero imprecisato di loro uomini, piazzando le mitragliatrici dei carabinieri dietro le file destinate all’assalto, con la disposizione di aprire il fuoco alla schiena dei soldati, se avessero appena ritardato a lanciarsi fuori dalle trincee.

 

L’arte di legare le persone

Paolo Milone

Einaudi

Prezzo – 18,50

Pagine – 200

Quante volte parliamo dei medici come di eroi, martiri, vittime… In verità, fuor di retorica, uomini e donne esposti al male. Appassionati e fragili, fallibili, mortali. Paolo Milone ha lavorato per quarant’anni in Psichiatria d’urgenza, e ci racconta esattamente questo. Nudo e pungente, senza farsi sconti. Con una musica tutta sua ci catapulta dentro il Reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianità umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte. Tra queste pagine cosí irregolari, a volte persino ridendo, scopriamo lo sgomento e l’impotenza, la curiosità, la passione, l’esasperazione, l’inesausta catena di domande che colleziona chiunque abbia scelto di «guardare l’abisso con gli occhi degli altri». «Si riesce a lavorare in Psichiatria solo se ci si diverte. Io mi sono divertito per anni. Non tutti gli anni: non i primi – troppe illusioni, non gli ultimi – troppi moduli, non quelli di mezzo – troppo mestiere». Ci sono libri che si scrivono per una vita intera. Ogni giorno, ogni sera, quando quello che viviamo straripa. Sono spesso libri molto speciali, in cui la scrittura diventa la forma del mondo. È questo il caso dell’Arte di legare le persone, che corre con un ritmo tutto suo, lirico e mobile, a scardinare tante nostre certezze. Con il dono rarissimo del ritratto fulminante, Paolo Milone mette in scena il corpo a corpo della Psichiatria d’urgenza, affrontando i nodi piú difficili senza mai perdere il dubbio e la meraviglia. Cosí ci ritroviamo a seguirlo tra i corridoi dell’ospedale, studiando le urla e i silenzi, e poi dentro le case, dentro le vite degli altri, nell’avventura dei Tso tra i vicoli di Genova. Non c’è nulla di teorico o di astratto, in queste pagine. C’è la vita del reparto, la sete di umanità, l’intimità di afferrarsi e di sfuggirsi, la furia dei malati, la furia dei colleghi, il peso delle chiavi nella tasca, la morte sempre in agguato, gli amori inconfessabili, i carrugi del centro storico e i segreti bellissimi del mare. Ci sono infermieri, medici, pazienti, passanti, conoscenti, caduti da una parte e dall’altra di quella linea invisibile che separa i sani dai malati: a ben guardare, solo «un tiro di dadi riuscito bene». Ecco perché non si potrà posare questo libro senza un’emozione profonda, duratura, e senza parlarne immediatamente con qualcuno.

 

I “mestieri” di Primo Levi

Gian Luigi Beccaria

Sellerio

Prezzo – 12,00

Pagine – 144

«Con curiosità e grazia, sottile sensibilità e dottrina, Levi praticò senza darlo a vedere, accanto ai veri (il chimico e lo scrittore), un terzo amatissimo mestiere. Le volte (troppo poche purtroppo) in cui sono stato a trovarlo, mi faceva capire che “l’altrui mestiere” che più gli andava a genio era quello del linguista (“Quello del linguaggio è un mio amore mancato. Avrei voluto essere un filologo e studiarlo sul serio, invece non è andata così […] ho fatto un mestiere completamente diverso”». Primo Levi mostrava affabile simpatia per chi si dilettava a fare il mestiere altrui. Quanto a sé, dichiarava che, non fosse stato chimico e scrittore, avrebbe volentieri abbracciato il mestiere di filologo, e non c’è libro o articolo dove non traspaia questo desiderio. Poi se ne dedicava anche direttamente: divertendosi in scritti in cui rintracciava la storia e il posto nel costume dei modi di dire vari e comuni ma dagli altri lati ignoti, dalle parole della chimica, passando per le frasi del dialetto, e via via fino al brutale tedesco del lager. Con l’originalità e la cordialità ben nota, il linguista Gian Luigi Beccaria guida il lettore alla scoperta del «sorridente» mestiere ufficioso dell’autore di Se questo è un uomo. Il mescolarsi di chimica e di scrittura troverà nel Sistema periodico una miracolosa soluzione, quando «le cose della tecnica» sono viste «con l’occhio del letterato, e le lettere con l’occhio del tecnico».

 

Il valutatore

Andrea Cecchetto

Giuffrè Francis Lefebvre

Prezzo – 16,00

Pagine – 174

Un romanzo e una storia costruiti intorno al valore del capitale aziendale e al mondo di commercialisti e avvocati. Una storia di fantasia che viene raccontata dal commercialista valutatore protagonista, Antonio Mariotti, sia per il lettore atecnico, avvicinato piano piano alle dinamiche del mondo professionale grazie a paralleli con il mondo tennistico e musicale, che chiaramente per il commercialista e avvocato, i quali troveranno degli approfondimenti tecnici di quanto riportato nel romanzo nell’appendice, dove gli spunti di fantasia vengono ricondotti a citazioni reali di articoli e pubblicazioni di dottrina e ad altri riferimenti reali. La storia, impreziosita dalla prefazione del valutatore prof. Silvano Corbella e dal cameo finale dell’avv. Lamberto Lambertini, ci racconta di un Antonio Mariotti che, imbattutosi in Tribunale in un’ingiustizia a scapito delle nuove generazioni, riunisce periodicamente un gruppo di giovani commercialisti per insegnare loro come si valutano le aziende, individuare il successore alla guida del suo studio e far riscoprire ai ragazzi e alla sua categoria il significato di essere dominus. Non mancheranno ostacoli nel corso della vicenda. Su tutti, il diffondersi del Covid-19, che sembra interrompere le volontà del protagonista e dei suoi allievi. La storia è ambientata a Vicenza, città intrisa di respiro palladiano, che l’autore ci fa scoprire sotto vari scorci, dando un primo assaggio grazie alla foto di copertina che riporta l’architetto Andrea Palladio (foto della pittrice Michela Gioachin).

 

La pazienza del diavolo

Roberto Cimpanelli

Marsilio

Prezzo – 18,00

Pagine – 448

Ermanno D’amore, un ex ispettore che dopo aver lasciato la polizia ha rilevato la libreria di famiglia a Roma, tiene a bada i propri demoni stordendosi col sesso. Quando il vecchio collega Walter Canzio si rifà vivo chiedendogli una mano nelle indagini su una serie di efferati delitti che insanguina la Capitale, accetta malvolentieri. Qualcuno sta massacrando a colpi di fiocina da sub dei colpevoli di gravi reati sessuali che per un motivo o per l’altro erano riusciti a farla franca. Un caso che sembra riguardarli da vicino: tutte le vittime sono persone che ai tempi avevano arrestato loro. Con l’aiuto di Ermanno, che prima di dimettersi era noto per il suo eccezionale intuito investigativo, Walter spera di risollevare la propria traballante carriera catturando l’assassino. Tutto cambia non appena emerge una possibile connessione tra i delitti del serial killer e una vecchia inchiesta la cui tragica conclusione aveva sconvolto le loro vite e distrutto la loro amicizia. Erano convinti che quel caso fosse definitivamente risolto. Ma lo è davvero? Quell’antica storia di sangue e orrore potrebbe non essere mai finita. E non immaginano ancora quanto sarà alto il prezzo che dovranno pagare per chiuderla una volta per tutte.