23 Aprile 2020

Conversione del Decreto Cura Italia: le modifiche in arrivo

di Luca Vannoni

Dopo l’approvazione al Senato, il DdL 2463, di conversione del D.L. 18/2020, si appresta alla definitiva emanazione, con un nuovo voto di fiducia alla Camera previsto per oggi, giovedì 23 aprile.

Particolarmente interessanti sono le modifiche in arrivo che riguardano gli ammortizzatori sociali COVID-19, al momento non ancora definitive, ma tenuto conto della fiducia posta, l’approdo in G.U. sembra scontato.

Innanzitutto, si aggiunge al D.L. 18/2020 l’articolo 19-bis, rubricato come norma di interpretazione autentica, dove si prevede che “considerata l’emergenza epidemiologica da COVID-19, ai datori di lavoro che accedono agli ammortizzatori sociali di cui agli articoli da 19 a 22 del presente decreto, nei termini ivi indicati, è consentita la possibilità, in deroga alle previsioni di cui agli articoli 20, comma 1, lettera c), 21, comma 2, e 32, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, di procedere, nel medesimo periodo, al rinnovo o alla proroga dei contratti a tempo determinato, anche a scopo di somministrazione”.

L’obiettivo di tale disposizione è mantenere in cassa quei contratti a termine in scadenza durante il periodo di sospensione, ma per raggiungerlo sono stati trascurati, coscientemente o meno, principi di diritto fondamentali: mai si era vista una norma di interpretazione autentica – che per definizione non dovrebbe modificare il quadro normativo, ma solo l’interpretazione di esso, con efficacia retroattiva – che introduce una serie di deroghe “a tempo”, connesse con gli ammortizzatori COVID, non previste, che consentono di prorogare o rinnovare un contratto a termine sospeso durante un periodo di cassa.

Nella conversione in Legge vengono poi semplificate le procedure sindacali previste originariamente dal D.L. 18/2020, in moltissimi casi inutili: nessuna informativa sindacale, in caso di Cigo o assegno ordinario, nessun accordo necessario in caso di cassa in deroga per i datori di lavoro che hanno chiuso l’attività in ottemperanza ai provvedimenti di urgenza emanati per far fronte all’emergenza epidemiologica da COVID-19. È sicuramente apprezzabile la correzione proposta, anche se un po’ postuma, visto che tali problematiche erano state evidenziate sin dalle prime bozze uscite del D.L. 18/2020: dopo che tante aziende si sono viste coinvolte in dialettiche sindacali surreali, sa molto di recinto chiuso con le bestie ormai scappate.

 

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