La settimana finanziaria
di Mediobanca S.p.A.IL PUNTO DELLA SETTIMANA: confermata la stance di politica monetaria su entrambe le sponde dell’Atlantico.
- In una riunione non operativa la BCE rimodula il proprio assessment e si rende disponibile a valutare eventuali misure per attenuare i possibili effetti collaterali derivanti da tassi di interesse negativi
- I verbali dell’ultimo FOMC confermano il messaggio di stabilità dei tassi per il 2019
In una riunione che aveva l’obiettivo di affermare la disponibilità della BCE ad agire in caso di necessità, piuttosto che apportare modifiche alla strategia espansiva già in atto, il Consiglio Direttivo ha lasciato invariati i tassi di riferimento, la politica di reinvestimento (“continuerà a reinvestire, per intero, i titoli acquistati nell’ambito dell’APP e giunti a scadenza per un periodo di tempo prolungato, oltre la data in cui inizierà ad aumentare i tassi di interesse e, in ogni caso, finché sarà necessario a garantire condizioni di liquidità favorevoli e un ampio margine di accomodamento monetario) e la forward guidance (tassi invariati “almeno fino alla fine del 2019” e “in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l’inflazione converga verso un livello inferiore ma prossimo al 2%). Un elemento di novità rispetto all’ultima riunione è rappresentato dall’esplicita citazione nello statement di quanto introdotto dal Presidente Draghi a fine marzo, ovvero che la BCE valuterà se siano necessarie misure per mitigare l’eventuale impatto di tassi negativi sulla redditività delle banche. Successivamente, durante il Q&A, il Presidente ha sottolineato che un’eventuale ipotesi di tiering (ossia un sistema di remunerazione a più livelli delle riserve bancarie in eccesso) – di cui al momento non è stata discussa l’introduzione all’interno del Consiglio Direttivo – sarà legata ad un’ulteriore analisi basata su due elementi: 1) il meccanismo di trasmissione della politica monetaria; 2) l’evoluzione dello scenario economico. Questi due elementi saranno, inoltre, i criteri guida utilizzati per definire i dettagli operativi e il prezzo delle nuove TLTRO, che saranno resi noti in uno dei prossimi meeting e probabilmente a giugno, quando l’istituto centrale avrà a disposizione le nuove previsioni e una valutazione aggiornata dello scenario economico.
La valutazione della BCE sull’economia è stata particolarmente prudente e pressoché invariata rispetto alla riunione di marzo. Il Consiglio Direttivo ha rilevato che i dati in entrata continuano ad essere deboli, soprattutto a causa del rallentamento della domanda estera e dello scenario internazionale, benché la domanda interna resti resiliente, supportata da un mercato del lavoro in ripresa. I rischi per le prospettive economiche restano rivolti verso il basso. Continua il deterioramento delle aspettative di inflazione, che dovrebbe toccare il loro punto di minimo a settembre. Fortunatamente tale deterioramento delle aspettative di inflazione, derivante da un indebolimento della congiuntura economica, non si sta trasformando in un disancoramento delle stesse dal target della BCE e non segnala un rischio di deflazione. Dall’altra sponda dell’Atlantico sono stati pubblicati i verbali del FOMC di marzo, che consegnano ai mercati un messaggio di sostanziale stabilità dei tassi per tutto il 2019. I verbali riportano che la maggioranza dei membri del FOMC ritiene che sia ancora appropriata l’adozione di un approccio paziente nell’intervenire sull’evoluzione del costo del denaro e che lo scenario economico e i rischi giustifichino la non variazione dell’intervallo obiettivo per i tassi di interesse per il resto del 2019. I verbali chiariscono che durante la riunione di marzo sono stati discussi anche altri scenari alternativi, condizionali all’evoluzione dei “dati futuri” e che “diversi partecipanti” hanno affermato che il target sui fed fund potrebbe muoversi sia al rialzo che al ribasso. Alcuni partecipanti ritenevano che un modesto aumento dei tassi di interesse durante il 2019 potrebbe essere giustificato da una crescita sopra il potenziale, mentre i verbali del FOMC evidenziano che non si sia parlato molto di un possibile taglio dei fed fund, sebbene sia lo scenario prezzato con maggiore probabilità dai mercati. I futures sui fed fund attribuiscono una probabilità pari al 53% ad un taglio del costo del denaro entro il termine del 2019. Lo scenario base continua a ruotare attorno a una crescita ancora solida negli Stati Uniti, mentre il FOMC ha evidenziato il suo timore che le basse aspettative di inflazione possano esercitare una pressione al ribasso sull’inflazione realizzata, in un periodo caratterizzato da un tasso di disoccupazione storicamente basso. A riguardo della politica di riduzione del bilancio della Fed, non sono emerse novità rilevanti rispetto a quanto già diffuso durante la conferenza stampa. |
Fig.1: Numero di rialzi prezzati dai futures sull’euribor Fig.2: continua il deterioramento dell’inflazione nell’Area Euro Fig.3: Indice MS sul numero di rialzi attesi nei prossimi 12 mesi |
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A cura di Teresa Sardena, Mediobanca SGR
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SETTIMANA TRASCORSA
Il FMI ha tagliato nuovamente le stime di crescita per l’economia globale nel 2019 a 3,3% dal 3,5% stimato a gennaio e 3,7% di ottobre. La revisione al ribasso delle previsioni di crescita riflette revisioni negative per diverse grandi economie, tra cui l’Area Euro, l’America Latina, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e l’Australia. Secondo il FMI, l’inasprimento delle tensioni commerciali USA-Cina, l’inasprimento del credito in Cina, le tensioni macroeconomiche in Argentina e Turchia, le perturbazioni nel settore automobilistico in Germania, l’inasprimento finanziario e la normalizzazione della politica monetaria nelle maggiori economie avanzate hanno contribuito a indebolire significativamente l’espansione globale, soprattutto nella seconda metà del 2018. L’economia dovrebbe comunque mostrare i primi segni di ri-accelerazione a partire dalla seconda metà del 2019 per poi concludere l’anno successivo a 3,6%, in linea con le stime precedenti. EUROPA: la lending survey della BCE evidenzia che i tassi negativi continuano a pesare sui margini di interesse
In settimana è stata pubblicata la lending survey della BCE relativa a T1 2019, da cui risulta che gli standard creditizi sono rimasti sostanzialmente invariati per i prestiti alle imprese e si sono lievemente inaspriti per le famiglie, con riferimento ai mutui residenziali e il credito al consumo. Le banche hanno dichiarato che prevedono di allentare gli standard creditizi alle imprese non finanziarie e alle famiglie nei prossimi tre mesi. Ciò potrebbe essere legato al voler aumentare i loro prestiti in misura sufficiente da poter beneficiare di tassi d’interesse favorevoli nell’ambito del nuovo ciclo di operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) della BCE. Contestualmente, le banche prevedono di inasprire ulteriormente gli standard ipotecari nei prossimi tre mesi – Si noti che i mutui non contano ai fini degli obiettivi di prestito TLTRO. La lending survey ha, inoltre, confermato la debolezza della congiuntura dell’Area. Se da un lato, la domanda di prestiti da parte delle imprese per finanziare gli investimenti si sta stabilizzando ed è coerente con la crescita degli investimenti in macchinari, che si aggira intorno al 5% a/a, dall’altro lato la domanda di mutui ipotecari da parte delle famiglie mostra un progressivo rallentamento degli investimenti nelle abitazioni. E la domanda di credito al consumo è cresciuta al tasso più basso dalla fine del 2013. Tra le domande ad hoc, l’indagine di aprile include una domanda sull’effetto dei tassi negativi sui margini da interesse delle banche, sulle condizioni di credito praticate presso le imprese e famiglie. L’indagine evidenzia che le banche si attendono nei prossimi mesi un effetto ancora negativo. In Francia la produzione industriale è aumentata a febbraio di 0,4% m/m (consenso -0.5% m/m, valore precedente 1,2% m/m). Il contributo del comparto manifatturiero è stato determinante, registrando un avanzamento di 1,1% m/m da 0,7% m/m, che ha più che controbilanciato l’atteso crollo della produzione energetica (-3,8% m/m da 4,5% m/m). In media annua la variazione si è mantenuta in territorio positivo a 0,6% da 1,7%. Nell’intera Area Euro la produzione industriale ha registrato un calo dello 0,2% (consenso 0.6%, valore precedente 1,9% rivisto al rialzo dalla precedente stima 1,4%), suggerendo così un miglior andamento nei primi mesi del 2019 rispetto alla fine del 2018. La pubblicazione odierna ha inoltre confermato che, mentre la produzione è diminuita in Germania, è aumentata in Francia e in Italia. I dati dell’Italia mostrano due aumenti mensili consecutivi della produzione, il che implica che la recessione potrebbe essere giunta al termine.
USA: la crescita del mercato del lavoro mostra qualche segno di rallentamento
A febbraio l’apertura di nuove posizioni lavorative è scesa da 538K a 7,087M nell’indagine sulle offerte di lavoro e sul fatturato del lavoro (JOLTS), segnando il calo consecutivo più marcato dall’agosto 2015 e il livello più basso negli ultimi dodici mesi. Inoltre, il tasso di assunzione è sceso di un decimo al 3,8%, mentre il tasso di licenziamento è salito di un decimo all’1,2%. A marzo l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato dello 0,4% m/m (consenso 0.3%, valore precedente 0.2%), portando la variazione annuale a 1,9% a/a). L’aumento è stato guidato dalla componente energetica (benzina: +6,5% m/m) e alimentare (0,3% m/m). Più debole è stato invece l’aumento della componente core, crescita dello 0,1% m/m (consenso 0.2% valore precedente 0.1%), mantenendo la variazione media mensile degli ultimi sei mesi vicina a 0,2% m/m. Complessivamente, i dati sono in linea con un sentiero di inflazione core moderato e senza pressioni verso l’alto, nonostante la ripresa della dinamica salariale. L’indice dei prezzi alla produzione in marzo è aumentato dello 0,6% m/m (consenso 0,3% m/m, valore precedente 0,1%) a febbraio registrando il tasso di crescita più alto da ottobre, in gran parte attribuibile all’aumento del 16% dei prezzi della benzina. L’indice dei prezzi alla produzione al netto di alimentari e componente energetica è cresciuto dello 0,3% m/m (consenso +0.2%). L’inflazione dei prezzi dei produttori si è portata così a 2,2% a/a da un precedente 1,9% a/a mentre quella al netto delle componenti più volatili ha rallentato di un decimo a 2,4% a/a. Nel complesso i dati sui prezzi alla produzione segnalano pressioni ancora contenute dal lato della produzione senza rischi di surriscaldamento per l’inflazione dei prezzi al consumo. Questa settimana (6 aprile) i nuovi sussidi di disoccupazione sono scesi di 8.000 a 196.000, toccando così il livello più basso dall’ottobre 1969, e segnalando una possibile contrazione del mercato del lavoro.
ASIA: sale l’inflazione in Cina
In Cina, l’inflazione dei prezzi al consumo è salita a 2,3% a/a in marzo da 1,5% a/a in febbraio, principalmente a causa di un sensibile effetto base sfavorevole, che ha avuto un impatto soprattutto sul comparto degli alimentari, dove l’inflazione è salita a 4,1% a/a da 0,7%, sostenuta anche dall’aumento dei prezzi della carne di maiale, a causa dell’influenza suina. L’inflazione core (al netto di alimentari ed energia) è rimasta invariata a 1,8% a/ a e l’inflazione del comparto dei servizi è rallentata lievemente a 2% a/a da 2,1% in febbraio, il minimo dai primi mesi del 2016. L’inflazione dei prezzi alla produzione è salita a 0,4% a/a dal minimo degli ultimi due anni raggiunto in gennaio e febbraio (0,1% a/a), guidata dall’aumento dei prezzi nei comparti minerario e alimentare.
In Giappone, in febbraio gli ordini di nuovi macchinari sono stati più deboli delle attese, aumentando dell’1,8% m/m (consenso del 2,5%, valore precedente -5.4%m/m,), guidati in questo aumento dalla componente manifatturiera ed in particolare componente informatica, macchinari elettrici ed auto. Gli ordini non manifatturieri hanno proseguito sulla debolezza del mese precedente in un forte arretramento tra i servizi di informazione, le utility elettriche e il leasing. Gli ordini all’estero hanno registrato un netto rimbalzo.
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
Europa: in settimana saranno pubblicati gli indici PMI preliminari per il mese di aprile sia per l’intera l’Area Euro sia per le singole economie. Per le singole economie inoltre saranno pubblicate le statistiche relative a ordini industriali e indici delle fiducia in Italia, sondaggi ZEW in Germania, vendite al dettaglio e il tasso di disoccupazione in UK.
Stati Uniti: saranno pubblicati dati importati per monitore la spesa per consumi (vendite al dettaglio, l’andamento del settore immobiliare (housing starts) nonché le survey relative al mese di aprile (PMI, Empire, Philly Fed).
Asia: in Cina sarà pubblicato il dato relativo a PIL di T1 e la produzione industriale e vendite al dettaglio relative al mese di marzo. Produzione industriale disponibile anche per il Giappone, insieme a CPI nazionale e bilancia commerciale di marzo.
A cura della Funzione Asset Allocation
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