4 Aprile 2019

Fare e disfare è comunque lavorare

di Elena Valcarenghi

Nello schema di decreto legge (versione trasmessa dalla presidenza il 2 aprile) recante misure urgenti per la crescita economica, che dovrà essere sottoposto al Consiglio dei Ministri, all’articolo 5 sono previste modifiche al regime dei forfettari, con particolare riguardo all’obbligo di effettuare le ritenute d’imposta sui redditi di lavoro dipendente e assimilati.

L’articolo 1, comma 69, terzo periodo, L. 190/2014, dovrebbe essere così modificato: “I contribuenti di cui al comma 54 del presente articolo non sono tenuti a operare le ritenute alla fonte di cui al titolo III del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, e successive modificazioni, ad eccezione delle ritenute di cui all’articolo 23 e 24 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973; tuttavia, nella dichiarazione dei redditi, i medesimi contribuenti indicano il codice fiscale del percettore dei redditi per i quali all’atto del pagamento degli stessi non è stata operata la ritenuta e l’ammontare dei redditi stessi”.

L’articolo 1, comma 21, L. 145/2018, dovrebbe invece essere modificato come segue: “I contribuenti persone fisiche che applicano l’imposta sostitutiva di cui al comma 17 non sono tenuti a operare le ritenute alla fonte di cui al titolo III del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, ad eccezione delle ritenute di cui all’articolo 23 e 24 del citato decreto; tuttavia, nella dichiarazione dei redditi, i medesimi contribuenti persone fisiche indicano il codice fiscale del percettore dei redditi per i quali all’atto del pagamento degli stessi non è stata operata la ritenuta e l’ammontare dei redditi stessi”.

Premetto che mi sembra cosa buona e giusta nella sostanza, ma i modi?

La seconda norma, riguardante le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni, sarà efficace dal 2020, mentre la prima norma citata è operativa dal 2019 e ci ha già costretti ad approntare degli aggiustamenti alle prassi in tempi brevi e secondo scelte non supportate adeguatamente da istruzioni. Così il nuovo decreto legge precisa che le nuove disposizioni avranno effetto dal 1° gennaio 2019 e che l’ammontare delle ritenute sulle somme già corrisposte prima dell’entrata in vigore del decreto dovrà essere trattenuto sulle retribuzioni corrisposte a partire dal terzo mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto in 3 rate mensili di uguale importo.

Dunque, supposto che il decreto entri in vigore nel mese di aprile (pare vogliano rispettare la scadenza del 10, o almeno così risulta dagli organi di stampa), le ritenute sui redditi di lavoro dipendente e assimilati non già effettuate in forza della disposizione normativa (presumibilmente relative alle competenze di gennaio, febbraio e marzo), dovranno essere trattenute, salvo errori, dalle retribuzioni corrisposte (vale il principio di cassa ovviamente, quindi competenze di giugno o luglio) a partire dal 1° luglio in 3 rate, quindi più o meno fino a settembre (ricordiamoci però della quattordicesima per gli interessati).

Ricordo male o i mesi estivi portano con sé anche i conguagli da 730?

Speriamo siano tutti crediti, perché, fermo restando che si tratta di importi dovuti, temo tempi bui per i lavoratori non previdenti in coincidenza con le vacanze estive.

Inoltre, trattandosi di decreto legge, il provvedimento dovrà poi essere convertito in legge entro i successivi 60 giorni (ipotizzando l’entrata in vigore in aprile, perciò, entro giugno) e, dato che la conversione in legge potrebbe apportare nuove modifiche, c’è da augurarsi che ci siano i tempi tecnici anche per noi per poter elaborare correttamente quanto dovuto dopo aver atteso gli opportuni aggiustamenti procedurali.

Nella relazione illustrativa è scritto che, per quanto concerne il datore di lavoro, non si configura un sostanziale aggravio di adempimenti, mentre nella relazione tecnica risulta che alle disposizioni non si ascrivono effetti, trattandosi di meri chiarimenti.

Posso confessarvi di sentirmi sciocca? Il mondo non crollerà per questo di sicuro, ma sanno quei signori che tutto questo coinvolge i lavoratori?

Pare di sì, perché le modifiche sono volute proprio per evitare l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi (almeno così è scritto, poi magari qualche considerazione sui flussi di cassa non sarà sfuggita), ma non tocca a loro spiegare in modo semplice ciò a cui siamo obbligati e le conseguenze che ciò comporta (in buona sostanza doppia trattenuta Irpef per 3 mesi). Vero che ciò che tratterremo è già stato erogato, ma non tutti sono formiche o possono permettersi di esserlo.

E noi, tenuti agli adempimenti, non siamo lavoratori a nostra volta?

Comunque una cosa è certa, il lavoro a noi non manca (retribuito o no è altra questione), che poi sia un fare o un disfare pare di scarso rilievo.

Buon lavoro a tutti.

 

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