4 Maggio 2018

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

NESSUNO È SOMARO: STORIE DI SCOLARI, GENITORI E INSEGNANTI

Giacomo Stella e Marina Zoppello

Il Mulino

Prezzo – 14,00

Pagine – 168


Anche se per parlare di loro si fa ricorso a tante sigle (a indicare dislessia, discalculia, disturbo di attenzione), i ragazzi con disturbi di apprendimento sono considerati nel giudizio comune dei «somari», cioè – stando al dizionario – alunni «di scarsa intelligenza e capacità che non traggono profitto dagli studi». Una visione ottusa e improduttiva. Il libro parte da storie toccanti, vissute e raccontate da mamme, padri, nonni, oppure dagli stessi studenti diventati adulti, o ancora dagli insegnanti che non hanno allontanato il problema, ma lo hanno affrontato seriamente. Su questo terreno, fatto di esperienze di disagio, di incomprensioni, ma anche di vicende a lieto fine, gli autori hanno fondato il loro progetto appassionante e coraggioso: pensare la scuola come un luogo in cui nessuno resti indietro, una istituzione rinnovata che, grazie a più aggiornati e flessibili modelli didattici e pedagogici, faccia crescere davvero tutti, diventando anzi il posto migliore in cui crescere.

ARSENALE DI ROMA DISTRUTTA

Aurelio Picca

Einaudi

Prezzo – 16,00

Pagine – 120


Roma è stata mille Anna Magnani. Una di quelle donne che urlavano quando Monzón picchiava Benvenuti. La madre dei ragazzini del Bambin Gesú, di quando la luce di Monte Mario calava dentro l’Olimpico di Chinaglia, di Ciccio Cordova, di Bruno Giordano e di Totti. Gloria e struggimento. La Roma delle verduraie, dei pizzicagnoli con la brillantina e lo zinale immacolato. Di quando ci si baciava dentro la Cinquecento o si faceva l’amore nei parcheggi. Del sesso di Pasolini che, nello scatto di Dino Pedriali, sopravvive alla sua morte. Dei testacoda sulla Nomentana. Quella Roma, che oggi sembra sepolta nella distruzione, prepara invece in questo romanzo la riscossa per battere il mondo infame. Una sghemba autobiografia topografica, dove memorie personali e racconti di personaggi tanto veri da sembrare romanzeschi si intrecciano alle mutazioni di una città scintillante e livida, plebea e maestosa, madre e meretrice, pura e criminale, sempre oscena, che da millenni si allena ogni giorno al «gioco dell’immortalità». Roma era una visione. Roma è sempre una visione quando decide di fermarsi smemorata. Di assentarsi dal mondo. Di cancellare il suo stesso passato. Roma è la meraviglia quando emerge dal nulla. È un maschio-femmina nudo; enorme e invisibile; un remoto console che si apposta concentrato con il gladio in mano. Roma è una specie di fotogramma che cattura l’eternità.

ARISTOTELE E LA CASA DEI VENTI

Margaret Doody

Sellerio

Prezzo – 15,00

Pagine – 352


Aristotele detective è posto di fronte alla reputazione del suo venerato maestro, Platone; ed è chiamato a sciogliere l’intricato mistero del suo soggiorno a Siracusa. Un giorno va all’Accademia, la scuola fondata dal creatore del Mondo delle idee, per incontrare un messaggero venuto dalla grande città siciliana. L’uomo ha con sé la lettera di un «ignoto amico»: venite a salvare Platone – è il senso dello scritto – la sua reputazione è minacciata da «riservati e potentissimi documenti, e da alcuni altri oggetti. Non lasciate che il suo nome sia distrutto per sempre!». Ma quando lo Stagirita arriva, trova il messaggero morto stecchito, e uno strano suo schiavo che sembra un individuo sospetto. Dopo molti tentennamenti, l’inventore della Metafisica occidentale decide di partire in compagnia del suo «Watson» Stefanos. Arrivato a Siracusa lo ospitano nobili signori in case eleganti. Si discute di politica, di costituzioni, di libertà e di tiranni, e le opinioni, in maggioranza, sono contrarie alle idee che Platone decenni prima voleva trasmettere ai governanti siciliani. Però nessun segno si rivela dei documenti che hanno spinto Aristotele a muoversi da Atene. Quando, dopo un simposio, il filosofo scopre un altro cadavere: è Periandro, il siracusano che per primo lo ha ospitato, ucciso con una tagliente ossidiana, un delitto goffamente camuffato. Poco prima una bellissima danzatrice, Ninfadora, ha avvertito l’acuto ateniese di oscure inimicizie donandogli una moneta che dovrebbe essergli di guida nella sua inchiesta. Complotti, avventure, una quantità di personaggi con cui il detective classico avrà a che fare, ma forse la vera sfida simbolica è tra il suo metodo di logica della scoperta e l’astratta visionarietà del terribile maestro. E sullo sfondo scorre la contesa tra la democrazia e la tirannide nelle antiche città, e soprattutto la lotta contro i Cartaginesi per l’egemonia nella ricca Sicilia. Margaret Doody, classicista e specialista della cultura antica che ha creato il personaggio del detective filosofo, fa uso di un ottimo pretesto giallo per immergerci nella vita quotidiana delle colonie greche.

COME UN GIOVANE UOMO

Carlo Carabba

Marsilio

Prezzo – 17,00

Pagine – 176


Sono due le coincidenze da cui muove questa storia. Quella tra la caduta della neve su Roma, dopo più di vent’anni di attesa, e la scoperta che una giovane donna, Mascia, è in coma. E quella tra il funerale di Mascia, una decina di giorni più tardi, e la firma di un contratto di lavoro. Se la prima neve della vita del protagonista di questa storia, scesa sulla sua città quando era bambino, aveva portato con sé l’incanto, la seconda ha portato un incidente. Mascia, l’amica degli anni del liceo, è scivolata col motorino là dove la neve è caduta e si è sciolta. Questa seconda neve tanto desiderata, come se col bianco potessero tornare i giochi e le meraviglie dell’infanzia, invece di restituire il passato si porta via un pezzo di futuro. Perché Mascia muore per sbaglio, come pure si può morire, e non c’è altra spiegazione. Il protagonista parla con amici comuni, riceve e manda sms, inventa scuse, cerca ragioni ai propri pensieri e comportamenti, alle fughe e ai ritorni, e le trova, si colpevolizza, si assolve. Se Mascia, come tutti, muore sola, il protagonista di questo libro, come qualcuno, fa di tutto per restare, ancora un poco, solo con lei. Costruito come un labirinto che riproduce lo smarrimento di fronte al dolore, o come un videogioco che muove nello spazio ancora sconosciuto e pericoloso dell’età adulta, il romanzo segue i pensieri del protagonista, e di chi legge, intorno alla perdita di quelli che si amano e si ferma sul limite dell’amore umano che è quello, insopportabile, di non poterne impedire la morte.

LA VENDETTA DEL PERDONO

Eric-Emmanuel Schmitt

Edizioni e/o

Prezzo – 18,00

Pagine – 256


Ah, il perdono! Gesto meraviglioso grazie al quale chi perdona viene affrancato dal risentimento e chi è perdonato viene sollevato dal senso di colpa per aver compiuto il misfatto. Ma cosa accade quando il perdono si rivela una vendetta per chi lo concede e una condanna per chi lo riceve? È il tema dei quattro racconti di Eric-Emmanuel Schmitt raccolti nel volume La vendetta del perdono, dal titolo di uno dei quattro. Con la consueta spigliatezza e ironia l’autore ci presenta quattro situazioni in cui l’atto di bontà diventa il mezzo di una vendetta sottile, quasi sadica, contro il destinatario della stessa bontà. Così abbiamo la storia di Lily, la gemella buona e brava che perdona alla sorella Mosetta di essere invidiosa e subdola; la storia di Mandine, che perdona a William di averla sedotta e abbandonata; la storia di Élise, che perdona a Sam Louis di aver violentato e ucciso sua figlia; e infine la storia dell’anziano aviatore Werner von Breslau, che perdona a se stesso di non essersi opposto al nazismo nel decennio che ha sconvolto il mondo. L’epilogo di ognuna delle quattro novelle ci ricorda che il risultato delle nostre azioni non è sempre quello che ci aspettiamo.